Sono cent’anni di orgogliosa e pensosa solitudine in Piazza XX Settembre per la statua, da quel 30 aprile del 1925 in cui Vittorio Emanuele III, detto Sciaboletta per via del fatto che fosse decisamente brevilineo, arrivò a Sulmona per l’inaugurazione del monumento, sogno a lungo accarezzato dal barone Gennaro Sardi, deputato del Regno.
Per ricordare questo evento storico, narrato anche da Ezio Mattiocco in un suo libro è in programma per oggi alle ore 16:30 presso l’Archivio di Stato di Sulmona, una conferenza di Fabio Valerio Maiorano, animatore e “rettore” dell’USLE, l’università della libera età di Sulmona.
Ripercorrere le tappe che portarono a quell’evento e i retroscena che si intrecciarono con gli avvenimenti del primo Novecento, con la massoneria di cui l’autore della statua, Ettore Ferrari, era Gran Maestro ma che era anche consigliere comunale dei Repubblicani a Roma, è in effetti un piccolo avvenimento in sé.

Anche perché in quel bronzo, gemello di quello posato anni prima a Costanza in Romania ovvero l’antica Tomi del suo esilio, sono fuse molte più cose e storie della sola memoria ovidiana, che la città di Sulmona volle materializzare in una piazza intitolata al 20 Settembre 1870, data in cui i bersaglieri sfondarono Porta Pia.
Una Italia, se vogliamo, nonostante tutto molto più laica rispetto a quella attuale in cui da settimane Vaticano, papi e conclavi la fanno da padroni sui media.
Infatti il concordato firmato dal Duce era ancora in là da venire, con le conseguenze che la storia del XX Secolo ha visto.