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Uno 0 a 0 non serve a niente

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Questa volta funziona come per il calcio. Lo 0 a 0 non servirà a nessuno.

Ovviamente parliamo dei 4 tribunali abruzzesi e dell’incontro che domani i componenti del “Coordinamento” (composto dai 4 sindaci, dai 2 presidenti di provincia e dai 4 presidenti degli ordini forensi) avranno con il ministro Nordio.

Non sappiamo cosa risponderà il ministro.

Sappiamo quel che gli chiederanno: disegno di legge che riveda i criteri della revisione della geografia giudiziaria e provvedimento di proroga della soppressione che, per Sulmona, Avezzano, Lanciano e Vasto   cadrà il 31 dicembre 2025. Tutto ovviamente subito.

È il tempo che stringe a rendere urgente le risposte e, qualunque esse siano differenti da due sì forti e chiari ai due quesiti che verranno posti al ministro, sarà uno 0 a 0.

Uno 0 a 0 che vale una sconfitta.

Due no non possono essere perché cadrebbero in contradizione con tutto quello che è stato sino a un mese fa promesso, assicurato, garantito sull’onore, sul segno zodiacale, sulla memoria della nonna, sul pedegree del cane, dai vari Marsilio, Liris, da Delmastro e compagnia cantante.

Sopra ci hanno scommesso anche le elezioni di Sulmona.

Sarebbe un voltafaccia talmente vergognoso che non è neanche immaginabile.

Potrebbero essere due sì, e allora ci andremo tutti a quanti a ubriacare a Piazza XX Settembre coinvolgendo anche Ovidio, che di ‘ste cose se ne intendeva bene, in una serie di baccanali orgiastici che dureranno tutta la notte.

Ma siccome la politica spesso non risponde, o risponde a metà, o a mezza bocca, potrebbe esser un “ni” o un sì e un no.

Solo una proroga o, peggio ancora, un nulla e guadagnar tempo.

Questo non sarebbe un bel segnale.

Anzi sarebbe un pessimo segnale.

E già perché, se erano convinti di fare una legge addirittura da settembre tanto da escludere di introdurre la proroga nel milleproroghe, “perché tanto non serve li salviamo direttamente con una legge”, perché a oggi non è stato depositato e perché non si dovrebbe provvedere nei prossimi giorni?

Forse perché ci sono resistenze dei magistrati che gli vogliono far pagare la separazione delle carriere?

Forse perché stanno spuntando come funghi tanti parlamentari che, in coda ai 4 abruzzesi, pretendono di salvare piccoli tribunali già soppressi e non riescono a gestirli?

Le maggioranze più granitiche, si sa, si sgretolano dinanzi ai localismi.

E che fine faranno le promesse fatte sull’onore?

Una cosa è certa è quasi il tempo che i rinvii delle cause o le prime udienze vengano fissate a gennaio: a oggi quindi, davanti il Tribunale di L’Aquila.

Sì lo sappiamo ci sono le circolari, gli ordini di servizio, tutto si può correggere.

Ma sarebbe un segno prodromico dal suono sinistro, come il gorgoglio dell’acque dell’Acheronte che accolsero Dante sulla soglia dell’Inferno.

Sarebbe uno 0 a 0 inutile, che non accontenta nessuno.

E, per restare nella metafora calcistica, sarebbe il fallimento di una intera stagione, l’addio definitivo a ogni sogno o traguardo, il mesto triplice fischio finale dopo il quale resterebbe solo da attaccare le scarpe al chiodo.

Domani si decide una parte del destino di questa città e non, come dice qualcuno, solo degli avvocati.

  • Nato nel 1956, studi classici e poi laurea in giurisprudenza, oggi è avvocato nella sua città, patria di Ovidio e Capograssi: Sulmona. Da bambino, al seguito del padre ingegnere, ha vissuto, dall’età di 6 sino ai 12 anni, in Africa, tra Senegal, Congo, Ruanda, Burundi, rimanendo anche coinvolto nelle drammatiche vicende della rivolta del Kivu del 1967. Da pochissimi anni ha iniziato a cimentarsi nell’arte della letteratura e ha già pubblicato tre romanzi: “La Foglia d’autunno”, “L’ombra dell’ultimo manto” e "Virgilia". Quest'ultimo vincitore del premio letterario internazionale Ovidio edizione del 2024. Giornalista pubblicista è anche opinionista del Riformista, di Mondoperaio e del Nuovo Giornale Nazionale e vice direttore de "La Giustizia".

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