Una moschea progettata a Sulmona

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Una moschea a Sulmona. La fede è un arricchimento e qualunque credo, da qualunque religione provenga, contribuendo ad allontanarci da noi stessi, migliora. Le facili soddisfazioni del mondo alimentano sempre più desideri che lusingano la brama di ingannare noi stessi e rinsaldano le nostre catene. Come una fiaba, la religione tocca, invade, colma quel rifugio segreto dell’anima, sorgente di vita, cuore nel cuore, nostra personale riserva d’umana dignità. Dovremmo essere  felici di confrontarci ed includere un luogo di culto dei nostri fratelli musulmani nella città che diede i natali al poeta latino Ovidio. Ben oltre la tolleranza si convive e condivide in una visione religiosa in cui uguaglianze e diversità sono aspetti importanti e consequenziali per la fede cristiana e ossigeno per una democrazia. Ci accomuna l’evoluzione del credo.  La Bibbia è costellata nell’Antico Testamento da aspetti che potremmo definire ‘tribali’ da cui abbiamo preso, nei secoli, le distanze: la legge del taglione ‘occhio per occhio dente per dente’, la ‘vendetta divina’ appartengono ad una visione arcaica della religione di cui, come per l’Era delle Crociate, possiamo provare spesso un certo imbarazzo. Nel credente, queste visioni dogmatiche, come quella per cui uccidere un “abgal”, un infedele, è atto meritorio, hanno ancora un ascendente, inversamente proporzionale all’evoluzione culturale del devoto. Il secondo aspetto che ha aiutato il credente cattolico a superare gli integralismi  è che la ‘Cristianità’ ha l’Amore come suo fondamento. Lo stesso amore che arricchirà i 5 pilastri di fede mussulmana: la professione di fede (Shahada), la preghiera (Salah), l’elemosina (Zakat), il digiuno durante il mese di Ramadan (Sawm) e il pellegrinaggio alla Mecca (Hajj), considerando l’essenza dell’amore cristiano. La profondità con cui gli islamici aprono le porte della loro vita alla fede non può che essere di esempio, in questa società oramai secolarizzata al soddisfacimento d’istanze, di desideri che portano al niente. 

  • Maria Grazia Trozzi

    Giornalista d’inchiesta di origine abruzzese. Autrice del libro ‘Il sentiero delle signore’, inchiesta su un grave fatto di cronaca del 1997. In trincea per i diritti delle donne e per la tutela ragionevole dell’Ambiente. Tra i suoi report, quello sulla discarica dei veleni di ‘Bussi officine’ è stato in parte acquisito nella relazione finale della Commissione bicamerale d’inchiesta per le problematiche ambientali del sito. Vincitrice del premio internazionale Flora 2023, impegnata anche nella difesa dei diritti del mondo carcerario, lavora presso l’agenzia internazionale di stampa LaPresse.

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