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Un compratore per la Marelli

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Ormai si rincorrono in maniera frenetica.

Sono le voci che vorrebbero che la Kkr, attuale proprietaria di Marelli, sia vicino alla cessione della azienda che, solo in Italia, impiega quasi 6.000 persone in 10 impianti.

Il produttore di componenti per auto è dal 2019 sotto il controllo del fondo statunitense Kkr che l’ha acquistato per 6,2 miliardi di dollari da Fiat-Chrysler per poi fonderlo con il concorrente giapponese Calsonic Kansei.

Da qualche anno, però, Marelli ha attraversato una fase di difficoltà, dovuta alla generale crisi dell’industria dell’auto europea, al calo degli ordini da parte del primo committente Stellantis e ad alcune scelte strategiche sbagliate dalla proprietà.

Da qui le origini della iniziativa giudiziaria che ha portato alla presentazione al tribunale statunitense della richiesta di Chapter 11 (una sorta di amministrazione controllata).

È da quel momento che si sono rinforzate le voci di un interessamento del gruppo indiano di Motherson.

Il conglomerato indiano, da oltre 20 miliardi di fatturato, avrebbe proposto a Kkr di comprare a zero le azioni di Marelli e rilevare l’intera azienda, salvo alcune divisioni che a quanto filtra potrebbero tornare sotto il controllo di Nissan.

Motherson sarebbe disposta a sottoscrivere un aumento di capitale da circa 700 milioni e a farsi carico dei 4,2 miliardi di debiti di Marelli, ma solo al 20% del loro valore.

Una sforbiciata consistente che dovrà ottenere l’ok di tutti i creditori di Marelli, tra cui figurano diverse banche giapponesi che, peraltro, hanno in pegno le azioni di Marelli Europe. Secondo indiscrezioni, il negoziato fra Kkr, Motherson e creditori è serrato e potrebbe chiudersi, in un senso o nell’altro, a breve.

Sotto il profilo occupazionale la situazione resta critica specie in Italia, perché in un regime di tagli dei costi si teme la riduzione della forza occupazionale.

Da qui la richiesta unitaria di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcf che ha portato il governo a instituire un tavolo istituzionale per fare luce sul futuro produttivo e societario di Marelli convocato negli ultimi giorni della settimana scorsa.

L’allarme è stato rilanciato anche dalle segreterie abruzzesi dei sindacati, che guardano ovviamente a Sulmona, e sul punto abbiamo intervistato nei giorni scorsi Michele Lombardo segr.reg. Uil  

“Negli ultimi mesi”, hanno detto in una nota i sindacati, “abbiamo percepito un rinnovato deterioramento della situazione dei siti italiani, in particolare di quelli maggiormente legati a Stellantis come Melfi, Sulmona e Caivano”.

Quest’ultimo stabilimento, in particolare, è dedicato alla fabbricazione di alcuni sistemi di scarico, destinati al declino per effetto della transizione elettrica dell’auto.

Parte della produzione di Sulmona è stata invece esternalizzata in India con la promessa di nuovi lavori e anche il sito di Bari è in attesa di un accordo di programma.

 

  • Nato nel 1956, studi classici e poi laurea in giurisprudenza, oggi è avvocato nella sua città, patria di Ovidio e Capograssi: Sulmona. Da bambino, al seguito del padre ingegnere, ha vissuto, dall’età di 6 sino ai 12 anni, in Africa, tra Senegal, Congo, Ruanda, Burundi, rimanendo anche coinvolto nelle drammatiche vicende della rivolta del Kivu del 1967. Da pochissimi anni ha iniziato a cimentarsi nell’arte della letteratura e ha già pubblicato tre romanzi: “La Foglia d’autunno”, “L’ombra dell’ultimo manto” e "Virgilia". Quest'ultimo vincitore del premio letterario internazionale Ovidio edizione del 2024. Giornalista pubblicista è anche opinionista del Riformista, di Mondoperaio e del Nuovo Giornale Nazionale e vice direttore de "La Giustizia".

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