Sembravano le misure ideali delle donne o i numeri al lotto.
Trenta, sessanta, sei mesi.
Questi i numeri che sono circolati in città quando si è saputo che il sindaco avrebbe avuto bisogno di un altro periodo di stop consigliato dai medici.
Poi alla fine sono “solo” trenta giorni.
Innanzitutto auguriamo al Sindaco una pronta guarigione, perché gli aspetti umani non devono mai lasciare il campo ai freddi ragionamenti della politica.
Poi, giusto per entrare nel vivo della questione, non c’è dubbio che questa vicenda sta diventando un problema.
Perché la città è senza guida in una fase delicatissima che è quella della ripartenza dopo la tornata elettorale.
È come se in una corsa dei 100 piani, uno dei concorrenti invece di partire restasse inchiodato sulle pedane.
Non che la corsa sia compromessa, nel caso di Sulmona, ma insomma non è che va tutto bene.
Anche perché c’è incertezza sul futuro.
I rumors parlano di rimpasto di giunta e di guerra sul Vice Sindaco.
Ma poi eventuali revoche per l’azzeramento della Giunta, e rinomina degli assessori con tanto di attribuzione delle deleghe, qualcuno dovrà pure firmarle materialmente perché non è che si possono fare per fax.
Per non parlare poi del passaggio finale e cioè la presentazione della Giunta in Consiglio Comunale.
E, diciamocelo francamente, appare tutto inverosimile perché sarebbe davvero poco serio se un Sindaco malato e con perentorie prescrizioni mediche di starsene a casa poi andasse al Comune per firmare le revoche, fare le nomine e poi presenziare al Consiglio per le, appunto, “comunicazioni del Sindaco”.
Perché uno o sta male e resta a casa, oppure se va in Comune, per passaggi tra l’altro così delicati e carichi di tensioni politiche, e allora non sta male e andasse in Comune a svolgere il compito che i cittadini gli hanno assegnato.
E comunque, vere o non vere le voci su un avvicendamento di Pantaleo a Tirabassi nella carica di Vice (in questo caso realmente “Vicario”), che nella maggioranza ci siano tensioni e la compattezza sia una sorta di illusione è vero, sfatando definitivamente gli squilli trionfali che salutarono il successo elettorale del 26 maggio.
La città intanto, dopo 3 mesi pieni dalle elezioni in cui, dalle parti di Palazzo San Francesco, non è successo assolutamente nulla di politicamente rilevante se non formalismi, parate, applausi e fasce distribuite ora a uno e ora all’altro, attende che qualcuno affronti le sue emergenze.
E non è che non ve ne siano.
Dai problemi occupazionali al Tribunale da salvare (il cui iter va seguito), dai problemi del Cogesa ai trasporti, dalla riapertura delle scuole alla viabilità, tanto per dire quattro fesserie e citarne solo qualcuno, ce ne sono eccome, per non parlare della necessità di una seria programmazione per gli sviluppi futuri della città.
Il domani preoccupa perché c’è un grosso punto interrogativo sulla natura dei malesseri del sindaco e sulla loro durata e certamente qualcuno che gli vuole bene, e si preoccupa davvero della sua salute, gli avrà pure bisbigliato all’orecchio di dimettersi.
Dio non voglia.
Da queste colonne abbiamo più volte detto che l’augurio, per questa città, era di sfatare una volta per tutte la maledizione delle elezioni anticipate, augurio che riformuliamo ancora una volta con convinzione.
Ma la preoccupazione resta, e pure grande.