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The day after, la sfida è il giorno dopo

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Fra poche ore ci sarà un popolo che esulta e tre che si leccheranno le ferite, almeno temporaneamente.

Che poi, alla fine, che quasi la metà degli elettori non saranno andati a votare non fregherà niente a nessuno.

E fa niente che quando vai in tv e ostenti il 20% dei consensi in effetti hai in mano solo il 10, comunque ti senti padrone della città.

Fa niente se chi siederà sulla poltrona del sindaco avrà mezza città che non se lo fila.

L’importante è vincere.

Come se, al rinnovo di un sindaco e di un consiglio comunale, la sfida finisse lì, al voto, a quei quattro conti per vedere chi ha fatto primo e a quei conti un pochino più complessi per vedere chi, tra quell’esercito di disperati, è diventato consigliere.

E invece no.

La vera sfida comincia il giorno dopo.

In realtà dovremmo dire il quattordicesimo giorno dopo perché c’è il turno di ballottaggio.

Ma già dopo il primo turno i pretendenti al trono cittadino si riducono a due e già tutti, specie gli addetti i lavori, cominciano a fare i primi conti per vedere come si comporrebbe il consiglio in un caso o nell’altro, e si comincia a parlare di giunte.

Comunque, o il giorno dopo, o il quattordicesimo, la vera sfida non è la tornata elettorale ma quella della governabilità.

E già perché diciamocelo francamente: di essere una città con il record di amministrazioni cadute in anticipo non è una cosa di cui andare fieri.

Ma, a parte il caso di Sulmona, è proprio l’istituto della scioglimento anticipato di camere, consigli regionali o consigli comunali a essere odioso.

Si tratta di un mezzo che andrebbe applicato solo in caso di gravi vuoti di potere politico e invece è diventato lo strumento per soddisfare i picci di questo o quel partituccio, di questo e quel consigliere comunale.

E badate che chi vi scrive è sempre stato fedele a questo principio, sostenendo che chi vince ha il diritto-dovere di portare a compimento il suo mandato, e lo scrisse pure quando si insediò il governo più aberrante della nostra storia che fu quello nato tra Lega e 5Stelle.

(prego tornare indietro su FB al 2018)

Un elettorato serio dovrebbe punire chi provoca elezioni anticipate ma, evidentemente, noi siamo seri per modo dire.

Dunque la vera sfida la cominciamo ad affrontare da questa sera con due riflessi importanti.

Il primo è che chiunque vinca vada fino in fondo.

E sul punto non è che ci siano molte certezze e non è che c’è da stare molto sicuri, visti i trascorsi dei “registi” vari del grande film intitolato “La politica di Sulmona”.

Del resto i due candidati sindaci dati per favoriti (occhio a eventuali sorprese) sono stati paracadutati entrambi dall’alto, non sono sorti da un consenso popolare e pare non godano neanche di tutta questa gran simpatia della piazza.

Tutto dipenderà dalla composizione del consiglio, ma di statisti all’orizzonte non è che se ne vedano molti.

Ma poi l’altro quesito, che apre il fronte all’altra riflessione, è chi decide e deciderà le sorti della amministrazione?

E già perché il problema è proprio questo!

La volontà politica del consiglio o della giunta dove si formerà?

All’interno degli organi stessi o verrà decisa in qualche stanza riservata alla quale consiglieri e assessori si recheranno a prendere ordini?

Certo questo discorso non vale per la Puglielli e Di Ianni, che di padrini di battesimo di rilievo non ne hanno, tutt’al più qualche supporter.

Ma pare che siano deio semplici out-sider.

Almeno così dicono gli esperti di numerologia elettorale e di voto organizzato.

Ma vaglielo a spiegare che poi però c’è altro, per esempio il voto di opinione, lo stesso che nel 2021 provocò ad Andrea Gerosolimo la più cocente delle sconfitte quando, sino a un paio di settimane prima, ostentava numeri da trionfo verdiano fondandosi proprio sulla forza del suo voto organizzato.

E la questione dunque è proprio qui.

Il risultato del voto che determina la sfifda elettorale è sufficiente a determinare pure la vittoria della sfida della governabilità?

Questa sera esulteranno, almeno per il risultato del primo tempo, ma pochi si chiederanno cosa succederà il giorno dopo.

The day after.

 

 

 

 

  • Nato nel 1956, studi classici e poi laurea in giurisprudenza, oggi è avvocato nella sua città, patria di Ovidio e Capograssi: Sulmona. Da bambino, al seguito del padre ingegnere, ha vissuto, dall’età di 6 sino ai 12 anni, in Africa, tra Senegal, Congo, Ruanda, Burundi, rimanendo anche coinvolto nelle drammatiche vicende della rivolta del Kivu del 1967. Da pochissimi anni ha iniziato a cimentarsi nell’arte della letteratura e ha già pubblicato tre romanzi: “La Foglia d’autunno”, “L’ombra dell’ultimo manto” e "Virgilia". Quest'ultimo vincitore del premio letterario internazionale Ovidio edizione del 2024. Giornalista pubblicista è anche opinionista del Riformista, di Mondoperaio e del Nuovo Giornale Nazionale e vice direttore de "La Giustizia".

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