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Vicino alla nostra redazione c’è un gruppo di pensatori.

Magari appassionati è più aderente alla realtà.

Di Sulmona ovviamente e del territorio che circonda la nostra città.

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un paio di loro contributi sulle prospettive di sviluppo della nostra città.

Oggi ci fanno pervenire un’altra puntata.

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Sul Programma di Mandato del sindaco è calato un pesante velo di delusione.
Chi lo ha letto con attenzione fatica a trovarvi una visione di città, un obiettivo preciso, progetti con risorse definite.
Un testo vuoto, più simile a un buco con intorno il nulla.

C’è chi ritiene che i programmi di mandato contino poco.
Non è così: essi definiscono la direzione di marcia e la coerenza delle scelte di governo.
Per una città come Sulmona, che ha urgente bisogno di sviluppo, questo non è un dettaglio.

La consapevolezza della debolezza del documento sembra aver spinto il sindaco a proporre un nuovo stadio ( non è difficile individuarne l’ispiratore).
Il campo sportivo sarebbe trasformato in un parcheggio coperto.
Questa ipotesi appare improvvisata: un’opera costosa, insostenibile per la dimensione economica e demografica della città.

L’idea di trasformare l’attuale campo sportivo in parcheggio coperto è stata poi corretta con l’improvvisazione di una seconda idea quella di un’area per grandi eventi e concerti.
Un cambio di rotta che rivela ancora una volta una certa confusione.
Sulmona non ha la forza economica per sostenere attività di grande portata: l’area rischierebbe di restare inutilizzata.
Tra l’altro le tribune esistenti sono fuori norma e richiederebbero interventi costosi.
Nelle dichiarazioni del sindaco è comparsa poi l’idea di un centro commerciale annesso al nuovo stadio, definito “il cuore pulsante dell’economia cittadina”.
Anche questa è un’affermazione priva di fondamento: non esiste reale connessione tra sport e commercio, e la legge regionale non consente nuove strutture commerciali a Sulmona, avendo già esaurito le quote disponibili.

Oggi servono due gesti concreti e prioritari: una analisi lucida e spietata delle cause del declino e correggerle subito a costo zero, piuttosto che ereditarle e un atto di umiltà coinvolgendo competenze esterne e risorse vive della città.
Solo così Sulmona potrà passare dagli slogan a un vero piano di sviluppo.
Il resto — stadi, parcheggi o “cuori pulsanti” — resterà solo fumo, se manca il fuoco di un’idea capace di accendere davvero il futuro.
Di micce per il fuoco c’è ne sono in abbondanza basta solo volerle attivare.”

  • Nato nel 1956, studi classici e poi laurea in giurisprudenza, oggi è avvocato nella sua città, patria di Ovidio e Capograssi: Sulmona. Da bambino, al seguito del padre ingegnere, ha vissuto, dall’età di 6 sino ai 12 anni, in Africa, tra Senegal, Congo, Ruanda, Burundi, rimanendo anche coinvolto nelle drammatiche vicende della rivolta del Kivu del 1967. Da pochissimi anni ha iniziato a cimentarsi nell’arte della letteratura e ha già pubblicato tre romanzi: “La Foglia d’autunno”, “L’ombra dell’ultimo manto” e "Virgilia". Quest'ultimo vincitore del premio letterario internazionale Ovidio edizione del 2024. Giornalista pubblicista è anche opinionista del Riformista, di Mondoperaio e del Nuovo Giornale Nazionale e vice direttore de "La Giustizia".

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