In un consiglio comunale soporifero e inutile, il secondo di tale serie, denso di formalismi, (che sarebbe da chiedersi chi ha inventato ‘sti barocchismi figli di un regolamento così farraginoso che manco quelli di camera e sanato ne sono intrisi) l’unica notizia che ha destato un po’ di clamore è il passaggio di Antonella La Gatta dal gruppo del Pd, nel quale sarebbe stato naturale collocarla, a quello di Sulmona Città Futura cui ha aderito anche il candidato sindaco della sinistra Figorilli.
Che ormai nella vita delle consiliature comunali germino batteri malpancisti, che poi provocano una serie di “da qui a là” con una certa vivacità, lo sapevamo e francamente non abbiamo mai pensato, se non altro per un dato statistico, che non potesse succedere anche con questa, ma che il paziente 1 sia uscito fuori già alla seconda seduta, che come abbiamo già detto è stata formale e priva di contenuti concreti, è un po’ sorprendente.
Sul punto ha preso posizione il segretario del PD Diego Bucci che con una nota si è espresso anche con una certa durezza non solo nei confronti del Consigliere La Gatta ma anche nei confronti del gruppo Sulmona Città Futura che la ha accolta.
“Una motivazione sostanziale delle dimissioni dal partito, da parte di La Gatta,” ha detto Bucci “non c’è stata. Oltretutto appena il giorno prima delle dimissioni aveva accettato la designazione a capogruppo consiliare, senza alcuna riserva. Ha solo detto nell’ultimo colloquio con me che la sua è una decisione presa per avviare un rinnovamento del centrosinistra”.
“Ma il rinnovamento, se lo si vuole davvero,” prosegue il Segretario Dem, “lo si comincia dentro il partito nel quale si milita”.
“Bisogna anche precisare che, se non era per i 1270 voti ottenuti dal Pd, La Gatta non sarebbe stata eletta in consiglio comunale, ecco perché da parte sua era doveroso lasciare anche il consiglio comunale. Lei stessa, in altre occasioni, aveva chiesto ad altri consiglieri comunali questo gesto di coerenza e invece adesso ha ritenuto di restare tranquillamente al suo posto”.
“Anche del suo passaggio repentino in un altro gruppo consiliare della coalizione chiederò chiarezza in sede di tavolo del centrosinistra perché nella chiarezza bisogna procedere, fin da questo momento, per i prossimi impegni che ci attendono”.
Il pensiero di Antonella La Gatta l’abbiamo raccolto in una intervista pubblicata a parte.
E vabbè.
Poi però vorremmo capire quand’è che questa città, ovvero gli organi istituzionali e politici di questa città, dopo sei mesi di commissariamento comincino a occuparsi dei problemi di Sulmona, a pianificare programmi, a trovare soluzioni.
C’è una crisi della occupazione per esempio, derivante da quella della Marelli, della quale nessuno ha parlato.
Il Sindaco ne ha parlato in effetti con le rappresentanze sindacali, ma il tenore dei colloqui è rimasto lì.
Sappiamo bene che non è che si possano fare bollettini ad horas sulle attività della amministrazione comunale manco fossero il diario del film “Il Tempo delle mele” e sappiamo anche che certe cose è meglio che restino riservate nei colloqui personali.
Ma una città è una comunità di persone il cui destino dipende dalle sorti e dalle pieghe che prendono certi fatti e certi avvenimenti.
Su questi fatti e su questi avvenimenti la politica cittadina, nella sua interezza, ha il dovere di far sentire la sua voce e la sua opinione perché uno dei significati fondamentali della politica locale è il dialogo e la comunicazione con i propri cittadini.
E così anche per i programmi che la politica sceglierà per la sua città.
A sei mesi dal commissariamento fa niente se un estensore di statuto e regolamento comunale ha avuto la balzana fantasia di inventarsi rituali barocchi e inutili che pare il Priorato di Sion, la politica cittadina un messaggio anche sintetico, un annuncio, un cenno ai problemi emergenti e a quello che deve o vorrà fare ha il dovere di farlo anche se, per fare il primo consiglio comunale politico, bisognerà aspettare che scadano termini e si avverino codicilli da Conclave in Cappella Sistina.