Sanità tra complottismo e disincanto

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L’offerta di servizio sanitario è inadeguata rispetto ai tempi e alle esigenze. Non c’è bisogno di scomodare i padri costituenti dell’Italia repubblicana per evidenziare dissonanze tra diritto alla salute scritto (art. 32 della Costituzione), percepito e realmente garantito. Un esempio: una colonscopia necessaria in caso di sanguinamento intestinale, dunque un esame urgente, erogata ben oltre un anno dopo la richiesta al Centro unico di prenotazione (Cup) dell’Azienda sanitaria locale. 

Poniamo per buona la motivazione della Asl che ‘fa quel che può con le poche risorse disponibili’ spesso però il servizio sanitario viene presentato con toni trionfalistici, come la vittoria per  un intervento chirurgico prodotto con l’ennesimo macchinario d’avanguardia,  guidato da remoto, mentre sono in atto guerre per la vita che la ragione politica e quella economica scansano. Volendo comunque passare oltre questo dubbio etico proviamo a vederla in maniera basica. Quando tutti sanno tutto, questa è l’etica semplificata, il dubbio di pensarla in ottica complottistica, o meno, viene alimentato da una apparente reticenza che qualche volta deborda verso l’omertà. Ad esempio: un direttore di unità operativa abruzzese vanta, per il suo servizio, un tempo di attesa per le visite ambulatoriali pari a zero, ma il Cup aziendale, interpellato per una richiesta di visita, offre l’appuntamento in quella stessa unità operativa con almeno 4 mesi di ritardo. Il vertice Asl potrebbe risolvere una discrepanza del sistema tecnologico esortando gli utenti a presentarsi a visita immediatamente, appena in possesso della richiesta del medico di famiglia oppure di chiedere l’appuntamento direttamente in reparto (Cup di secondo livello) ma, perché c’è sempre un ma, il metodo sarebbe ‘illegale’ per le direttive imposte dalla direzione generale Asl. Questa discrepanza però fa sorgere un dubbio pratico che poi sconfina nell’etico, a livello organizzativo, quando non si risponde alla domanda sul perché, con un tempo di attesa per visita pari a zero, il computer del Cup darebbe un ritardo di 4 mesi. E da qui subdolamente s’insinua il germe  del complottismo e del desiderio innato, nell’uomo, a mal pensare. Per esempio a pensare che ritardando 4 mesi qui, 2 anni là vengano allontanati, in qualche modo, i pazienti decongestionando una sanità asfittica… ‘A pensar male si fa peccato’, ma non difendere la verità è da vigliacchi. 

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