Per la verità tutta ‘sta voglia di accodarci all’entusiasmo dell’uomo dalle “3P”, al secolo Pier Paolo Pietrucci non è che la teniamo.
E già perché non è che non sappiamo che le risoluzioni, nella vita di una “Consiliatura Regionale”, ma anche “Comunale”, contano e accusano come il due di coppe.
Sono un po’ come gli ordini del giorno. Si votano, si approvano e si dimenticano.
Allora fare tutto ‘sto polverone, per la risoluzione sull’impianto Snam di Case Pente, ha il sapore di propaganda pura.
Per soddisfare forse le esigenze di visibilità del consigliere aquilano, già alla terza consiliatura e unico sopravvissuto della sinistra aquilana allo tsunami della destra del 2024, chissà se in odore di altri approdi elettorali
Forse per chetare anche le ansie degli ambientalisti nostrani, guidati da Mario Pizzola che ha fatto delle crociate la storia infinita della sua vita.
Una via di mezzo tra Giovanna D’Arco e Don Chisciotte, eternamente impegnato in guerre contro il sistema che continua a dare la sensazione che le sue battaglie sono strumentali alla contestazione piuttosto che il contrario.
La inutilità della risoluzione, approvata alla unanimità dalla commissione ambiente della Regione Abruzzo, compresi i consiglieri di destra e di cui fa parte la nostra Maria Assunta Rossi, al di là della forma roboante del suo testo, che vi risparmiamo per carità di patria, non è data solo dalla natura del provvedimento ma anche da altre considerazioni.
Premettiamo che non vogliamo entrare nel merito dei lavori che la Snam sta facendo a Case Pente e se sia una cosa giusta o sbagliata, buona o cattiva.
Ma il perdurare della contestazione, le iniziative politiche come quella di Pietrucci, le accuse urbi et orbi anche in qualche caso di malaffare che da certi ambienti ambientalisti in passato (carina la tautologia) sono state lanciate, i sit in e i cartelloni, sono tutte cose ormai inutili.
A parte il fatto che non condividiamo quando la si butta sulla legalità, o meglio sulla illegalità, perché le accuse di malaffare, lanciate a casaccio non si sa contro chi, non si sa per quale motivo, quando su un intervento come quello di cui ci stiamo occupando ci sono e ci sono stati una serie di enti pubblici che hanno esercitato i dovuti controlli, diventano un gioco un pochino scorretto, potremmo dire un tantino inquinante del tema per rendere roboanti argomenti che in realtà sarebbero ben poca cosa.
Ma al margine di questa considerazione di principio c’è da dire che tutta questa roba (compresa la risoluzione Pietrucci) si rende inutile e diventa fuorviante per la opinione pubblica perché ormai non c’è più niente da fare.
Primo perché il governo da tempo ha dichiarato tale opera “strategica e di interesse e rilevanza nazionale”, formula che non è solo una dichiarazione d’amore, ma che pone l’intervento sotto il diretto controllo del governo e al di sopra di qualunque iniziativa di enti locali, compresa la Regione Abruzzo.
Secondo perché solo un folle potrebbe pensare che, dopo che sono stati costruiti centinaia di chilometri di conduttura che porterà il gas dalle coste della Puglia sino all’Emilia Romagna, ci sia nella stanza dei bottoni qualcuno così altrettanto folle da resettare tutto e far ricominciare tutto da capo.
Ma queste cose “Mr.3 P” Pietrucci le sa bene perché non è né stupido né impreparato.
E allora diventa un aggravante perché vuol dire che si è buttato in una avventura populista e demagogica che avrà anche lo scopo di darsi visibilità ma che illude la opinione pubblica.
Sorprende che i consiglieri rappresentanti del territorio (che sono avversari politici di Pietrucci) presenti in commissione non abbiano fiutato la trappola e si siano lasciati trascinare in un voto unanime.
Forse più per eccesso di adrenalina entusiasta che per convinzione.
La cosa finirà qui.
Pietrucci attento però che sul prestigio delle “P” possedute ce n’è uno ti batte.
Siede in Vaticano si chiama Prevost e si firma Leo P.P. XIV (Leo Pontifex Pontificum XIV).
Ubi maior minor cessat.