Skip to content

Ultimi articoli

“Sport palestra di vita. Oltre il talento: cosa ci insegna un campione”,

è stato questo il tema dell’incontro svoltosi all’Aurum a Pescara martedì scorso organizzato da Fideuram-Private Banker con la partecipazione straordinaria dei Beppe Bergomi detto “Lo Zio”.

“Avevo 16 anni e venni convocato per la prima volta in prima squadra” racconta “negli spogliatoi Giampiero Marini mi chiese l’età, alla mia risposta replicò: ‘Sembri mio zio’” così nacque il soprannome di Beppe Bergomi.

Un pomeriggio all’insegna dei ricordi, delle emozioni e di quella Coppa del Mondo che “lo zio” ha sollevato a soli 18 anni.

Era il 1982 e Bergomi si ritrovò un una squadra “di grandi campioni, grandi uomini e con una guida al comando” dal nome Enzo Bearzot.

“Per me lui fu un secondo padre” ha raccontato il campione “ho perso il mio che avevo 16 anni e non mi ha mai visto giocare. Il quel campionato del mondo fu una vera guida perché seppe scegliere chi portare. In quegli anni il ‘ballottaggio’ era tra Pruzzo e Beccalossi ma lui decise di portare Selvaggi per non rompere gli equilibri della squadra che aveva come centravanti prescelto Paolo Rossi”.

Ricordi, emozioni e campioni come Dino Zoff: “Il Capitano. Una personalità senza precedenti, parlava pochissimo ma quel poco che diceva era fondamentale specie per me che avevo 18 anni e lui 40…”.

L’esordio per Bergomi, partito come riserva delle riserve, fu contro il Brasile (partita entrata poi nella storia del calcio) dopo l’infortunio di Collovati. La partita seguente, contro la Polonia, torna in panchina per decisione di Bearzot ma… “il giorno prima della partita, riunione tecnica, Dino Zoff mi dice ‘oggi tiri dal fondo li fai tu’ gli rispondo che sarò in panchina. Riunione in corso, lavagna con la formazione. Giocavo. Il confronto tra capitano-allenatore. Le scelte sono sempre dell’allenatore ma questo dimostra come il ruolo del capitano ha una sua valenza, è un supporto fondamentale per il tecnico. Pensate che, nel corso delle riunioni, Zoff era di fianco a Bearzot”.

Ricordi che hanno il gusto di un qualcosa che non c’è più; di un calcio che aveva nella consapevolezza e nel rispetto che non sembra non esserci più.

“Segnai contro l’Ascoli” ricorda Bergomi “e esultai alzando le braccia. Il giorno dopo, venni convocato in Nazionale e Bearzot mi disse: ‘Hai esultato troppo, con quel gol l’Ascoli è retrocesso, devi avere rispetto”.

Ricordi, emozioni e immagini di anni e campioni che hanno saputo fare del calcio italiano un esempio per il mondo; un esempio che speriamo possa tornare a rendere i nostri colori sempre più vividi e vincenti in campo e fuori.

Beppe Bergomi, un po’ di numeri

Oltre 700 presenze con la maglia dell’Inter

Primato assoluto di presenze Coppa UEFA/Europa League (96), sempre con l’Inter

Nazionale italiana: 81 le presenze e 6 le reti con la maglia dell’Italia. Bergomi risulta essere il più giovane calciatore italiano ad aver vinto un Mondiale (18 anni, 6 mesi e 19 giorni)

Il suo palmarès: Scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, 3 Coppe UEFA e un Campionato del Mondo.

  • Francesca Di Giuseppe

    Francesca Di Giuseppe nata a Pescara i giornalista con la passione per sport. Titolare del blog postcalcium.it autrice del saggio “L’evoluzione del gioco e il calcio femminile” (Lupi Editore) nonché co-autrice del libro “Amati o amàti questione di accento” (Masciulli Edizioni). A ottobre del 2024 è uscito il primo romanzo sportivo “Ragione vs Sentimento la partita” (Poderosa Edizioni). Speaker radiofonica su radiostart.it nel format “SportivamentEtica” condotta insieme ad Angelo Nicolò presidente Gladius Pescara Centro Tecnico AC Milan.

    Visualizza tutti gli articoli

Altri post