E parliamo sul serio e non con il senso ironico del titolo del celebre film di Troisi e Benigni.
Per ora, perché riteniamo sia giusto concedere il beneficio del dubbio a tutti anche se le speranze non sono sempre ben riposte, perché c’è anche chi è partito prima e, in questi mesi, un po’ di scuola l’avrebbe pure potuta fare.
Parliamo delle elezioni e della campagna elettorale, ovviamente, e di quello che abbiamo sino ad ora ascoltato dai candidati.
Le frasi fatte e gli slogan vuoti ormai sono roba trita e ritrita.
Per favore non diteci più che siete belli, bravi, seri e onesti.
Evitate di ripetere che amate Sulmona e che farete di tutto per darle il ruolo che merita.
Risparmiateci che Sulmona è saccheggiata, che ci stanno rubando ospedale e tribunale e che bisogna fare le barricate.
Non incalzateci con il concetto del fare: “c’è tanto da fare…” per farci capire che siete decisi a farlo.
E infine non ricacciate ‘sta storia dei giovani che devono irrompere nella vita cittadina scalzando i vecchi o i meno giovani come se fosse l’abracadabra della svolta.
No perché, come messo in evidenza nel blog Casa di vetro, ci sono anche giovani, come uno dei candidati, che scrivono frasi come:”25 aprile lutto nazionale – io non festeggio.”
Per l’amor di Dio, l’aforisma di Voltaire (che poi Voltaire in effetti non ha mai né detto né scritto) ci spinge a tollerare che vengano pronunciati anche abomini del genere.
La sprovvedutezza, le carenze culturali, la mancanza di categorie etiche potrebbero esserne la ragione.
Ma assolutamente non sono giustificabili se il giovane in questione si candida alle elezioni comunali e per di più è anche coordinatore dei giovani di un importante partito che si professa liberale e democratico.
Non si tratta di giovani e vecchi si tratta di capacità politiche che, si badi bene si imparano alla scuola di una politica che è sempre meno brava insegnante.
Lo abbiamo già detto, non basta essere persone colte o istruite, imprenditori di successo o valenti professionisti, giovani rampanti o meno.
Qulla politica è una cultura in più che o la si ha, o non la si ha. Spesso non la si ha. Indipendentemente dall’anagrafe.
E quella cultura, che per ora non si vede, permetterebbe di dire qualcosa in più oltre quello che staimo ascoltando e che sappiamo tutti.
E già perché sino a ora di cose serie non ne abbiamo sentite.
“D’Alema dì qualcosa di sinistra”, diceva Nanni Moretti.
Di Moretti e di D’Alema non ci interessa nulla.
Mai ai protagonisti della campagna elettorale una frase simile è il caso di dirla.
Diteci qualcosa di politico.
Anche perché altrimenti non sappiamo di cosa scrivere.
Diteci che avete capito quali sono i reali problemi della città.
Diteci che sapete che ci sono dei bandi, nazionali ed europei (qualcuno appena scaduto), ai quali si potrebbe concorrere per fare cose importanti per questa città.
Fateci capire che avete capito (la tautologia è voluta) quanto è importante restare ancorati al corridoio europeo Tirreno-Adriatico che non è solo la tratta ferroviaria Roma-Pescara.
Spiegateci che avete in testa un disegno futuro per questa città e quali sono le prime priorità da realizzare.
Raccontateci che sapete cosa sono i corridoi europei Ten-t (reti trans-europee dei trasporti) e che avete capito quanto sia importante ancorarcisi, e ci fermiamo qui per carità di patria.
“Ma spiegatecelo voi”, potrebbe dire qualche lettore.
Certo che potremmo e che sapremmo: ma non siamo candidati.
Più avanti non faremo mancare il nostro contributo ma, sempre in forza di quel beneficio del dubbio, aspettiamo di vedere quel che succede.
Per ora non ci resta che piangere.