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Niente autopsia, resta il mistero

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Stamane è apparsa sui quotidiani locali la notizia del via libera, da parte della Procura, alle esequie della signora Eufrasia Angelone.
La cinquantanovenne è morta due giorni fa a bordo dell’auto che si è schiantata a tutta velocità contro il muro di una abitazione nel comune di Castelvecchio Subequo.
Considerata la dinamica dell’incidente e mancando sull’asfalto i segni di frenata, si è ritenuto di non dover procedere all’esame autoptico perché è parso evidente che la signora Angelone abbia avuto un “malore” improvviso, a seguito del quale avrebbe perso il controllo del veicolo.
Questo sicuramente spiegherebbe il tragico evento, sì, ma non spiega se la signora sia morta a seguito del malore o a seguito dello schianto. E nella prima ipotesi, a quale patologia ci si riferisce quando si parla genericamente di “malore”? A cercarlo sulla enciclopedia (quella vera, fatta di pagine di carta), il termine indica uno stato di malessere, in genere improvviso, nella stragrande maggioranza dei casi transitorio, e, nei casi peggiori, dagli esiti nefasti.
Sta di fatto però che, a leggere le cronache locali e nazionali, questa espressione – “malore improvviso” – pare sia diventata tra le più frequenti cause di morte. Ma le reali cause, specie se il decesso avviene all’improvviso e in un soggetto apparentemente sano, hanno un nome diverso, come ad esempio infarto del miocardio, rottura di un aneurisma, emorragia intracerebrale, dissecazione aortica….
Probabilmente ai familiari gioverebbe sapere se la vittima soffrisse di qualche patologia: potrebbero sottoporsi ad accertamenti per scongiurare l’ipotesi di esserne affetti loro stessi e, nella eventualità, seguire percorsi terapeutici di prevenzione. Oppure fare ricerche mirate nel caso di uno shock anafilattico a seguito di assunzione di sostanze/bevande/cibi a cui la vittima era allergica senza averlo mai neanche sospettato.
Le autopsie non servono solo a stabilire con precisione la causa di morte; in alcuni casi sono fondamentali per indicare il giusto approccio terapeutico. Prendiamo il caso di una pandemia: stessi sintomi, tantissimi malati, una cura per tutti. Se i pazienti muoiono in gran numero, significa che probabilmente si tratta della terapia sbagliata. A quel punto analizzare attentamente uno, due, dieci, cento salme fornirà sicuramente dettagli preziosi che indurranno a correggere il tiro e finalmente a restituire la salute agli infermi: “dalla morte può nascere la vita”.

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