Così in una nota di precisazione di Liris e Sigismondi, i due parlamentari firmatari di uno degli emendamenti che avrebbe concesso la proroga della soppressione dei tribunali.
“I nostri emendamenti sulla proroga”, hanno dichiarato i due parlamentari, “pur avendo ottenuto il parere favorevole del Governo, sono stati espunti dal provvedimento esclusivamente per una questione tecnica, legata all’estraneità della materia rispetto al testo in esame”.
Vabbè, quindi non sono stati approvati.
“Non sono stati bocciati”, aggiungono, “non sono mai stati messi in votazione. Nulla che pregiudichi l’iter: la proroga verrà formalizzata a breve in un altro veicolo legislativo”.
E questa è la parte della dichiarazione più interessante.
“In un altro veicolo legislativo”.
Quale, quando, in che tempi?
La chiusura è prevista al 31.12.2025, domani sarà il primo agosto e le aule parlamentari saranno in seduta per pochissimi giorni, poi se ne riparlerà a settembre inoltrato.
Qualunque “veicolo legislativo” non si approva in 24 ore e neanche in 30 giorni, puranco un decreto legge che comunque per essere convertito ha il termine di 60 giorni.
Ammesso che i due parlamentari trovino un “veicolo legislativo” che per materia, questa volta, sia attinente ai due emendamenti.
Pensare che il DDL abbia un iter più veloce è una sublime follia.
Il 31.12.2025 è alle porte.
Noi non vogliamo mettere in dubbio le buone intenzioni del governo, e dei parlamentari abruzzesi che lo sostengono, di voler salvare i 4 tribunali abruzzesi.
Lo hanno lodevolmente dimostrato.
Ma il percorso, sino ad ora, non è stato compiuto in maniera diligente.
Le dichiarazioni di oggi tendono a coprire sbavature e molto pressapochismo.
Esprimere riserve e raccomandare cautele non è catastrofismo come ci dice qualcuno con una telefonata all’alba ma sano e prudente realismo.
Poi l’abbiamo già detto, pronti ad applaudire con entusiasmo quando il successo sarà conseguito.
Al fischio finale dell’arbitro, non prima.