In una nota, la minoranza consiliare di Sulmona (L’Aquila) sembra declassare la vertenza Marelli ad un fatto di campanile, un problema che invece dall’America all’Italia investe mezzo globo terracqueo. L’opposizione locale, in quella nota, annuncia la richiesta di convocazione ‘urgente’ di un Consiglio comunale straordinario, a Sulmona. Un consiglio straordinario per trattare in un ambito istituzionale, solo a Sulmona purtroppo, della crisi dello stabilimento Magneti Marelli che, in valle Peligna, impiega 444 persone a cui è stato prorogato un ‘contratto di solidarietà con una riduzione del 55 per cento delle ore lavorative’.
È una goccia nel mare della crisi che investe l’intero settore dell’automotive. La richiesta si accompagna a riflessioni politiche che di certo non uniscono i residenti di una città e di altri borghi. Si tratta di considerazioni che esaltano un’unica iniziativa, sempre isolata e per giunta mal riuscita, di un ex primo cittadino. Strumentalizzare un problema sociale in una querelle politica non è corretto per le oltre 400 famiglie del sito industriale peligno. Stabilimento legato, a doppio filo, al sito Stellantis di Atessa (Chieti) su cui interviene, qualche ora dopo, la segreteria generale Fiom Cgil Chieti. Nel comunicato del sindacato si parla di un ‘ nostro delegato Fiom’ per un ‘caso’ definito come emblematico e inaccettabile perché il loro delegato ‘quando lavorava a notte fissa percepiva circa 2.400 euro al mese, oggi, dopo la rimozione dal turno e senza essere reinserito nei turni giornalieri, è stato collocato in Contratto di Solidarietà e si ritrova con appena 1.200 euro al mese – ha aggiunto il sindacato – Un quasi dimezzamento del reddito che colpisce un Lavoratore con due figli a carico, la moglie a carico e un assegno di mantenimento da versare. Una condizione che costringe un Lavoratore e la sua famiglia a vivere sotto pressione economica e che lo porta a considerare l’uscita incentivata non per libera volontà, ma per sopravvivenza’, scrive il sindacato teatino.
- In primis, in circostanze come queste occorrerebbe bandire gli aggettivi possessivi, inoltre bisognerebbe coinvolgere, come accadeva un tempo nella conca peligna, tutte le parti in causa per una vertenza che renda partecipi soprattutto i Comuni in cui risiedono i dipendenti, vecchi e nuovi e anche quelli in pensione, della Marelli/Fiat. Dall’Alto Sangro alla provincia di Pescara – ‘dal Manzanarre al Reno’ – occorrerebbe chiedere contributi inclusi la Val di Sangro e gli italiani all’estero con le comunità in cui opera Stellantis magari promuovendo ‘gemellaggi’.
È scritto nella nota dell’opposizione sulmonese: “È in gioco non solo la continuità produttiva, ma la sicurezza occupazionale di centinaia di famiglie” che non risiedono solo a Sulmona, aggiungerei. Uno stipendio in meno in un borgo di 200 abitanti è tanta roba!