E così è stata una parata.
A scorgere le foto c’era tutto lo stato maggiore in rigoroso ordine gerarchico a partire dalle prime file con gli altissimi ufficiali Marsilio, Verrecchia, D’Eramo, Liris, Pagano, e poi le generalesse Scoccia, La Porta e Rossi, per poi, man mano che si andava indietro nelle file, incontrare gli ufficiali minori e poi i sergenti i caporali e gli altri sottoufficiali.
Tutti più o meno graduati, ma di truppe manco l’ombra.
Due ore di intervento tra applausi e mortaretti compresi gli altolà a un direttore di una testata che non la considerano proprio amica. Chapeau! (antifrasi)
Elisabetta Bianchi ha parlato di vuoto cosmico. Forse ha ragione.
E già perché, a parte una pandetta introspettiva (ma che Tirabassi era una brava persona, anzi bravissima, lo sapevamo) e a parte la illustrazione del tutorial su come salvare il Tribunale di Sulmona, del resto è mancato tutto.
Pensiamo a uno straccio di idea su come risolvere alcune emergenze, ivi compresa la occupazione, pensiamo a un rilancio della edilizia, pensiamo al nucleo industriale e ai tanti scheletri che lo stanno popolando, pensiamo al centro storico, pensiamo al turismo, pensiamo alla cultura, pensiamo al sociale e a tutto quello che non abbiamo citato e che qualche buontempone, strada facendo, ci ricorderà per arricchire un elenco che potrebbe risultare banale.
Insomma se qualcuno si aspettava un candidato sindaco pronto per l’uso c’è rimasto male.
Avrà tempo di approfondire diranno.
Speriamo.
Certo è che, tutta quella parata di Ammiragli, Generali e Capi Supremi di invincibili armate, sarebbe bello vederla non solo a ridosso di elezioni o candidature, ma anche durante le stagioni di quiete, magari per vederli venire a mescolarsi tra la gente e a sentire (e provare a dare soluzioni) i problemi di una comunità, quella Peligna, che ormai da decenni è abbandonata e umiliata dalla politica che conta, sia di destra, si badi bene, sia di sinistra. Che lo sfregio della bretella ferroviaria, su cui si è aperta una gara per accollarsene i meriti tra D’Alfonso e i D’Alfonsiani e Marsilio e i Marsiliani che ancora capiscono che quella roba non è un regalo ma uno sfregio, ancora la digeriamo.
E per favore non ci facciano passare per un trionfo i centomila euro per la sola progettazione per il palazzo Portoghesi che sappiamo bene che i soldi grossi e forti degli investimenti pubblici girano tra l’Aquila e Avezzano e qui ci arrivano solo le monetine, quelle che man mano si accumulano nel classico tacco portamonete della Regione Abruzzo.
Certo, dall’altra parte, la situazione non pare migliore. Si sente odore di disfatta.
Ma è presto per dirlo.
Per chi tifare.
Per la città è ovvio, sperando o spingendo, come faremo da questa testata, perché dagli Stati Maggiori di una parte e dell’altra non arrivino solo chiacchiere.
Ci stiamo ristrutturando, queste pagine sono dei piccoli aperitivi che vi permettano di immaginare in anticipo il menù del pranzo di nozze che sotto il logo Rete5.tv vi offriremo a presto.
Parleremo anche di altro che speriamo possa rivelarsi utile per un felice destino di questa città e del suo comprensorio.
Aspettateci, arriviamo.