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Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare

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I grandi bagni di folla, chiamati comizi, sono un residuo del Novecento: erano la scena principale dei mesi di campagna elettorale in cui si cercava di indirizzare la scelta, specialmente dei non decisi.

Nel maggio 2021 non furono molti: ma ci furono!

Fino ad ora, in questa campagna elettorale 2025, -considerando che le presentazioni dei candidati sindaco si sono cominciate a palesare dalla fine di gennaio del 2025- nessuno dei quattro contendenti ha avuto il coraggio, la forza dialettica e la decisone politica di affrontare una piazza “di popolazione qualunque”.

Poche decine di persone, fatti salvo i candidati, le guest stars (con seguito di rappresentanza) e le claque, in un luogo chiuso. Si è scelto, come ai tempi del CoViD, per una campagna elettorale pesantemente condizionata dal distanziamento sociale: inteso, però, questa volta, come lontananza della politica dalla Piazza.

In un’elezione tutta centrata sulla figura del candidato sindaco non è un dettaglio da poco!

La Politica nella Piazza era il comizio!

Il primo tempo del comizio era contraddistinto dall’attesa. Mentre gli addetti ai lavori controllavano febbrilmente che le luci fossero posizionate per illuminare alla perfezione il candidato da ogni angolazione, che i microfoni fossero calibrati al punto giusto da non distorcere la voce nemmeno quando il candidato la alzerà per incitare i suoi sostenitori, che i maxischermi risultassero sincronizzati per evitare quell’orrendo effetto di ritardo, l’afflusso di persone, bandiere e cartelli prende la scena: un piccolo mare ordinato occupava gli spazi predisposti, pensati per canalizzare la folla, costringerla a stare vicina, perché il pubblico diventasse parte integrante della scenografia.

Il secondo tempo è del candidato. Le mani che applaudivano, le persone che scandivano il suo nome, le luci abbaglianti che lo avvolgevano rendendogli impossibile scrutare tutta la piazza, che però lo vedeva: aveva  occhi e orecchie soltanto per lui. Non tutto era razionale, non tutto era calcolato: nei comizi esisteva qualcosa di immateriale, complesso da definire: l’elettricità che si sprigiona spingeva i presenti a parlarne nelle settimane successive, motivava gli staff, alimentava il passaparola, poteva fare la fortuna del candidato nei sondaggi.

Il Terzo tempo era l’abbraccio tra la folla ed il candidato. Una massa di folle folla, che si spingeva verso un singolo essere umano felice ed appagato di un abbraccio e di poter avere un breve scambio di poche frettolose frasi di complimento ed approvazione: abbracci di un conosciuto candidato a sconosciuti elettori… che servivano a scatenare la tensione elettrica di simpatia e di legame masgnetico che da ideale diventava fisica e che si avrebbe consentito di li a poco la trasformazione da simpatizzante di partito inn missionario elettorale del candidato.

 

Come posso fidarmi di te… se non mi racconti in pubblico chiaramente che vuoi fare per meritare la mia fiducia?

Come puoi ascoltarmi…. se non ti presenti in piazza e mi fai sapere se il tuo racconto mi interessa?

Come puoi descrivere la tua metamorfosi…. se non mi dici in cosa ti vuoi trasformare?

Come puoi farmi sognare…. Se non mi dai uno stimolo per attivare la fase REM per elaborarli emotivamente.

 

I comizi di piazza sono un azzardo che nessuno, o quasi, vuole più correre. In realtà, il vero rischio è quello di affrontare piazze deserte o di elettori delusi, scontenti, frustrati e disinibiti che sostituiscano il voto nullo e la scheda bianca con una sonora fischiata o che sostituiscano la loro astensione con una critica verbale aperta e sincera.

Se non si ha il coraggio di affrontare apertamente la piazza…. quale coraggio si avrà nel difendere lealmente, fedelmente e puntualmente Sulmona? “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare

 

ELPIS

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