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Riceviamo e pubblichiamo. NOTTE DEI RICERCATORI, NEL GIARDINO BOTANICO LA LEZIONE DEI GIOVANI AGRICOLTORI CON GIOVANI E DONNE DI COLDIRETTI

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Avremmo preferito non parlarne più.

Preferito e auspicato.

Perché il ragazzo è in gamba, ha raccolto un sacco di voti, è sveglio e intelligente.

Ma ne combina una appresso all’altra.

In una precedente nota l’abbiamo ricondotto a quegli studenti discoli e monelli, indisciplinati e disubbidienti, che animavano la cinematografia degli anni ’70.

Ovviamente era una satira.

Ma di birichinate ne sta facendo diverse.

Oggi, Consiglio Comunale nel quale, oltre alla questione Cogesa c’era all’ordine del giorno l’approvazione delle linee programmatiche del Sindaco, Vincenzo Di Cesare era assente.

Il passaggio è delicato perché la mancata approvazione delle linee programmatiche è l’unico atto che comporta ipso-facto la caducazione del Sindaco.

Il che avrebbe voluto dire tutti a casa.

Non c’è due senza tre, direbbe l’oracolo.

E alle prime due che sono state l’allontanamento durante la votazione sugli aumenti Tari e i dissensi sulla decisione di ricorrere a gara per il Cogesa, (con tutto quel balletto sulla firma messa non messa, autorizzata non autorizzata) bisogna aggiungere il voto mancante per la elezione del Presidente del Consiglio per il quale non c’è la certezza fosse il suo ma sul quale il sospetto oggi diventa grande.

“MI dovevo documentare” ha detto a proposito del Cogesa. Ma uno si documenta prima del giorno in cui si decide e non dopo.

Fa parte del ruolo di rappresentante nel massimo consesso civico della città: i documenti sono a disposizione da molto prima e scuse non ve ne sono.

Se non quelle di esser parte di una strategia che potrebbe giocare a sfasciare o quantomeno a dare fastidio.

Chi possa essere il regista di questa strategia non è dato saperlo.

Ma è lecito supporlo individuando quella Maria Assunta Rossi, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, legata a Quaglieri ma non a Verrecchia.

Evidentemente sta giocando una partita tutta sua in rotta con tutto il resto della destra.

Ma, se fosse vero, sta incartando il ragazzo che le è indubbiamente vicino, collabora con lei nel gruppo consiliare regionale. Ne è la madrina politica. Dovrebbe guidarlo e non sacrificarlo.

Vincenzo Di Cesare ha commesso degli errori che in politica si possono pagare duramente.

È passato da Forza Italia a Fratelli d’Italia nello spazio di qualche settimana proprio nella fase pre-elettorale.

In occasione dell’affaire Cogesa ha rinnegato una firma, cosa che ha fatto infuriare il resto della maggioranza.

Oggi è stato assente.

Tanti, ma tanti anni fa, c’era un esponente del PSI che era della corrente nazionale di minoranza ed era in contrasto con gli altri compagni che invece, vicini a Domenico Susi, aderivano alla corrente di maggioranza.

Anche lui era un discolo, un ribelle. Si chiamava Bruno Di Masci.

Dissentiva, guerreggiava ma non ha mai disertato i consigli comunali, non ha mai disconosciuto le firme, non ha mai voltato le spalle al suo gruppo.

In Consiglio manifestava il suo dissenso, argomentava, dibatteva, si asteneva o a volte votava contro, ma non dava mai ai suoi compagni socialisti la coltellata alle spalle.

Oramai Di Cesare rappresenta un vero e proprio caso in Fratelli d’Italia, la sua posizione diventa sempre più difficile e ingiustificabile.

Sta dilapidando un patrimonio elettorale di tutto rispetto e un consenso tra i giovani non indifferente.

“Ma che t’abbiamo votato a fare se poi in Consiglio non ci vai…”

Sarebbe la domanda più scontata. Ma anche la più drammatica.  

Al di là delle battute già fatte, Di Cesare avrebbe potuto rappresentare un volto nuovo nella politica cittadina. Non sporchi la sua faccia con queste beghe.

Si può dissentire, manifestare perplessità, ma quello che sta facendo Di Cesare rischia di essere un solco profondo che lo separerà definitivamente da ogni prospettiva politica.

Anche perché in molti, in maggioranza, potrebbero chiedersi a questo punto chi rappresenta e da chi è rappresentato il suo Assessore di riferimento Emanuela Cosentino.

 

  • Nato nel 1956, studi classici e poi laurea in giurisprudenza, oggi è avvocato nella sua città, patria di Ovidio e Capograssi: Sulmona. Da bambino, al seguito del padre ingegnere, ha vissuto, dall’età di 6 sino ai 12 anni, in Africa, tra Senegal, Congo, Ruanda, Burundi, rimanendo anche coinvolto nelle drammatiche vicende della rivolta del Kivu del 1967. Da pochissimi anni ha iniziato a cimentarsi nell’arte della letteratura e ha già pubblicato tre romanzi: “La Foglia d’autunno”, “L’ombra dell’ultimo manto” e "Virgilia". Quest'ultimo vincitore del premio letterario internazionale Ovidio edizione del 2024. Giornalista pubblicista è anche opinionista del Riformista, di Mondoperaio e del Nuovo Giornale Nazionale e vice direttore de "La Giustizia".

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