Eravamo rimasti che era stato sciolto il consiglio comunale di Sulmona e che, in tempi quasi da record, il centrodestra aveva annunciato la candidatura a sindaco di Luca Tirabassi.
Una coalizione costruita con qualche fatica e qualche malumore, sopito più o meno sull’onda dell’aforisma della necessità che si rende virtù.
Eravamo a fine gennaio e nel frattempo la fermentazione dei vitigni della politica sulmonese avviava il suo processo di metabolizzazione.
E se a destra s’udivano squilli di tromba a sinistra tuonava il rullio dei tamburi.
Poco dopo veniva annunciata la candidatura di Angelo Figorilli, tertium datur nella sfida tra Riccardo Verrocchi e Carlo Ciufelli.
Nel frattempo aveva fatto irruzione sulla scena Nicola Di Ianni, figlio d’arte, che si proponeva come sindaco di un ipotetico terzo polo in cui tutto era discutibile, conciliabile, emendabile tranne la sua figura di candidato sindaco.
Sul destino di questa area terza, a quella tradizionale della destra e della sinistra, si sono affannate diverse apprensioni che, la risolutezza dell’enfant prodige, (più enfant che prodige), non garbava proprio a tutti quelli che cercavano di costruire la cerniera moderata.
Ci ritroviamo oggi che sono in quattro.
Perché Di Ianni se ne è andato per la sua strada, e tutte le forze politiche che cercavano una quadra moderata, hanno indicato Catia Puglielli come candidato sindaco.
Quello che era il terzo polo è diventato due terzi poli e, se ci fosse una elle in più, non sarebbe sbagliato pronunciare il noto aforisma che Wodehouse fa dire a Ukridge, protagonista del suo celebre romanzo “L’amore tra i Polli”: I know my chickens. (conosco i miei polli)
Ma, diciamocelo francamente, non sono certo queste le traversie che ci appassionano, piuttosto la mancanza di temi.
E già perché sino ad ora, nelle sporadiche apparizioni pubbliche dei candidati, non è che di cose interessanti se ne siano sentite troppe.
Forse la più incolpevole è la Puglielli, designata solo l’altro ieri, ma resta il fatto che, a parte elegie sulle nuvole o autocertificazioni sulla propria serietà e rettitudine, di cose autorevoli non se ne sono ascoltate.
Non uno straccio di analisi dei reali problemi della città (che non può essere solo un centro storico bello ma non curato), non un disegno sul suo futuro che ne individui il ruolo strategico e lo persegua, non un accenno alla tante opportunità, anche finanziarie, che permetterebbero di realizzare tante cose così importanti da determinarne la svolta, non un accenno ai progetti europei di individuazione dei corridoi cui sarebbe vitale ancorarsi.
Non vogliamo fare elenchi che sono noiosi, ma ne parleremo di volta in volta nel prosieguo.
La sensazione è che ci troviamo di fronte a una automobile, Sulmona, con il motore sfiatato che abbisognerebbe di un serio intervento di potenziamento con un proprietario invece che al contrario di scegliere officine specializzate, l’ha portata a fare il tagliando: cambio di olio e filtro e basta.
Forse sarà per questo clima da ordinaria manutenzione che alle prime uscite pubbliche non c’erano le folle oceaniche che ricordiamo in epoche neanche molto lontane.
Anche dalle immagini pubblicate si percepisce che erano più candidati consiglieri e addetti ai lavori che pubblico vero e proprio quelli che si sono riuniti per sentire i primi “verbi” dei sindaci in pectore di Sulmona.
Qualcuno anche con iniezioni di buone dosi di extra-sulmonesità.
Chiaramente diamo a tutti il beneficio del dubbio e aspettiamo pazienti che finalmente dai tubetti esca maionese e non spruzzi di aria fritta.
Seguiremo il dibattito, specie quello politico, per farci un’idea e per dire la nostra.
Intanto fatevi in 4, per Sulmona. Per favore!
À bientôt.