Disegno di legge salva tribunali, il contenuto

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Non è un tra le righe, e nemmeno per riferimenti.

Lo dice chiaro chiaro.

 

Articolo 3

  1. Nel distretto di corte di appello di L’Aquila sono ripristinati i tribunali di Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto e le relative procure della Repubblica.

 

È l’articolo 3 n.1 del disegno di legge del governo destinato a dettare “Disposizioni in materia di circoscrizioni giudiziarie”.

Ovviamente i tribunali abruzzesi non sono i soli.

Sono assieme ad altri presidi giudiziari per esempio quello di Ischia, quello delle Lipari, quello di Portoferraio oppure la istituzione del nuovo tribunale di Bassano del Grappa.

Il disegno legislativo contiene anche le norme destinate a regolamentare (o istituire) il personale destinato a tali uffici e questo per dare seria concretezza alla iniziativa.

Inoltre, in coda all’articolato, le norme destinate alla copertura finanziaria.

Negare che si tratti di un miracolo è ingiusto, se solo si pensa alla rassegnazione di qualche anno fa.

Sono stati bravi, tutti.  

E sul punto sbaglia chi pensa che la salvezza del tribunale tocchi gli interessi solo degli avvocati.

“Così non devono andare fuori”, ha detto qualcuno.

Idiozie.

Se avessero soppresso il tribunale di Sulmona le ricadute minori ci sarebbero state proprio sugli avvocati che tra le vie telematiche e internet ne sarebbero usciti fuori alla grande.

Quelli che noi, in vernacolo, chiamiamo “i cazzi” sarebbero stati della città e del comprensorio, perché per tutte le attività connesse, dai certificati penali a quelli fallimentari, dalle rinunce all’eredità alle tutele, per queste cose sì che i cittadini si sarebbero dovuti fare autentiche scarpinate sino a L’aquila.

E tra l’altro non pensiamo solo a Sulmona ma guardiamo anche ai cittadini di Opi o Ateleta. Un’odissea.

E poi c’è l’indotto.

Solo di perizie tra medici, ragionieri, geometri, commercialisti, ingegneri, architetti, periti grafici e quant’altro il Tribunale di Sulmona distribuisce circa due milioni di euro all’anno che restano così nel nostro territorio.

Sputaci sopra.

Però, come dicemmo noi a marzo e come in diversi oggi stanno ripetendo, siamo solo al primo step.

Dà soddisfazione che l’intenzione sia stata finalmente concretizzata, ma il percorso è lungo.

C’è la giungla del dibattito parlamentare, con tutte le sue insidie e i trabocchetti, primo tra tutti l’atteggiamento dei parlamentari, anche della maggioranza, che rappresentano territori che potrebbero rivendicare soluzioni analoghe alla neostre.

C’è da ricevere il parere del Consiglio Superiore della Magistratura che di questi tempi non è molto affabile, vedi separazione carriere.

C’è da affrontare la doppia lettura, Camera e Senato, c’è infine l’intervallo tra adozione della legge e decreto legislativo attuativo.

Ce la faranno dalle parti di via Arenula a fare tutto prima che finisca la legislatura?

“Ma tanto chi ti credi che rivince”, dice qualcuno al bar.

Sarà, ma essere cauti è sempre meglio dei trionfalismi ascoltati in questi giorni.

In molti l’hanno data per cosa fatta.

No è solo iniziata.

È iniziata benissimo non v’è dubbio, ma la corsa è lunga.

Nella Formula 1 non vince chi arriva primo alla prima curva, dopo lo start, ma chi arriva primo al traguardo dopo 50 giri. 

  • Nato nel 1956, studi classici e poi laurea in giurisprudenza, oggi è avvocato nella sua città, patria di Ovidio e Capograssi: Sulmona. Da bambino, al seguito del padre ingegnere, ha vissuto, dall’età di 6 sino ai 12 anni, in Africa, tra Senegal, Congo, Ruanda, Burundi, rimanendo anche coinvolto nelle drammatiche vicende della rivolta del Kivu del 1967. Da pochissimi anni ha iniziato a cimentarsi nell’arte della letteratura e ha già pubblicato tre romanzi: “La Foglia d’autunno”, “L’ombra dell’ultimo manto” e "Virgilia". Quest'ultimo vincitore del premio letterario internazionale Ovidio edizione del 2024. Giornalista pubblicista è anche opinionista del Riformista, di Mondoperaio e del Nuovo Giornale Nazionale e vice direttore de "La Giustizia".

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