La sagoma e l’immagine di Salvador Dalì proiettate sulle pareti dell’Imago museum di Pescara, alcune sue frasi celebri accompagnano il visitatore “Che cos’è il cielo? Dove si trova?
Il cielo non si trova né sopra né sotto, né a destra né a sinistra;
il cielo è esattamente nel centro del petto dell’uomo che ha fede!
Un film muto, vecchia pellicola della cinematografia indipendente, scorre sulle pareti attraversando altri tempi. È uno dei contributi dell’artista che fa rumore in un silenzio surreale che riempie l’unica sala che ospita un’unica opera dell’artista : ‘Couple aux têtes pleines de nuages’ (Coppia con le teste piene di nuvole), quella realizzata nel 1937, 10 anni dopo la fusione tra Pescara e Castellammare adriatico e la contestuale elevazione a Provincia della città adriatica. Non ci sono tracce che indichino che l’artista catalano sia stato, in vita, nel capoluogo, eppure, il fascino di quest’opera, esposta sino al 2 novembre al museo che fa angolo tra i corsi dedicati ai 2 re, Vittorito Emanuele II e Umberto, inducono a pensare che l’incanto della Catalogna abbia di fatto alloggiato, per Dalì, nei luoghi dell’essere in ogni tratto del mondo e quindi anche a Pescara. Al centro dell’esposizione, presentata in forma unica e solitaria, uno tra i capolavori dell’artista e della moglie Gala: 2 pannelli speculari, una figura maschile e una femminile. Le teste aprono alla raffinatezza formale e all’inquietudine. L’opera del 1937 dialoga idealmente con l’omonima opera del 1936, conservata al Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam. Pur condividendo struttura e iconografia, quella esposta a Pescara, sino al 2 novembre, si distingue per la maggiore complessità compositiva, in una cornice dorata in cui si stagliano paesaggi desertici e cieli dai colori limpidi, temi ricorrenti come la giraffa che infiamma e l’innocenza della bambina con la corda e di nuvole con forte carica emotiva, riflesso delle tensioni interiori che i 2 artisti condividono in una tela che immortala un drammatico contesto storico: quello della guerra civile spagnola.
Un film muto, vecchia pellicola della cinematografia indipendente, scorre sulle pareti attraversando altri tempi. È uno dei contributi dell’artista che fa rumore in un silenzio surreale che riempie l’unica sala che ospita un’unica opera dell’artista : ‘Couple aux têtes pleines de nuages’ (Coppia con le teste piene di nuvole), quella realizzata nel 1937, 10 anni dopo la fusione tra Pescara e Castellammare adriatico e la contestuale elevazione a Provincia della città adriatica. Non ci sono tracce che indichino che l’artista catalano sia stato, in vita, nel capoluogo, eppure, il fascino di quest’opera, esposta sino al 2 novembre al museo che fa angolo tra i corsi dedicati ai 2 re, Vittorito Emanuele II e Umberto, inducono a pensare che l’incanto della Catalogna abbia di fatto alloggiato, per Dalì, nei luoghi dell’essere in ogni tratto del mondo e quindi anche a Pescara. Al centro dell’esposizione, presentata in forma unica e solitaria, uno tra i capolavori dell’artista e della moglie Gala: 2 pannelli speculari, una figura maschile e una femminile. Le teste aprono alla raffinatezza formale e all’inquietudine. L’opera del 1937 dialoga idealmente con l’omonima opera del 1936, conservata al Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam. Pur condividendo struttura e iconografia, quella esposta a Pescara, sino al 2 novembre, si distingue per la maggiore complessità compositiva, in una cornice dorata in cui si stagliano paesaggi desertici e cieli dai colori limpidi, temi ricorrenti come la giraffa che infiamma e l’innocenza della bambina con la corda e di nuvole con forte carica emotiva, riflesso delle tensioni interiori che i 2 artisti condividono in una tela che immortala un drammatico contesto storico: quello della guerra civile spagnola.