La scadenza è vicina e prima del 30 settembre si dovrà fare una scelta.
Parliamo del servizio di raccolta differenziata del comune di Sulmona.
L’ultimo giorno del mese infatti scadrà la proroga del servizio e, pertanto, il comune di Sulmona dovrà prendere una decisione.
Sarà presa dalla giunta che, in questo momento, è guidata dal vice sindaco Mauro Tirabassi, storico leader sulmonese di Fratelli d’Italia, stante l’assenza per motivi di salute del sindaco Luca Tirabassi, al quale rinnoviamo il nostro più sentito augurio di pronta guarigione.
La città attende e in tanti si chiedono cosa deciderà l’amministrazione comunale.
Nei prossimi giorni, quindi, il vice Tirabassi dovrà necessariamente convocare l’organo amministrativo perché la scadenza incombe (fine mese).
Il servizio non sarà interrotto perché interverrà la cosiddetta proroga (tecnica) prevista dall’art. 3, 2 comma, della convenzione (tra comune e Cogesa) “al fine di consentire la individuazione di un nuovo gestore ovvero il rinnovo dell’affidamento in house providing“.
Ciò significa che, pur se possibile la proroga tecnica (che assicura la continuità del servizio), l’amministrazione comunale dovrà comunque e obbligatoriamente scegliere, prima del 30 settembre con delibera di indirizzo di giunta, tra le tre ipotesi previste dal decreto lgs 201/22:
- a) affidamento a terzi mediante gara;
- b) affidamento a società mista;
- c) affidamento a società in house.
Ma allo stato dell’arte le tre ipotesi sono virtuali.
L’affidamento a società mista non è percorribile per ragioni giuridiche e di tempo.
Resterebbero (il condizionale è d’obbligo) solo l’ipotesi della gara o del rinnovo dell’affidamento diretto in house a Cogesa.
Apparentemente l’amministrazione si troverebbe di fronte due opzioni, la a) e la c).
Ma in realtà la scelta pare che si renda obbligata e ristretta a una sola delle due.
La materia è regolata dall’art. 17, del decreto legislativo in questione, che pone dei paletti stringenti e non aggirabili ai fini di un nuovo affidamento a Cogesa.
La norma infatti impone che l’affidamento del servizio venga fatto sulla base di una qualificata motivazione “che dia espressamente conto delle ragioni del mancato ricorso al mercato ai fini di un’efficiente gestione del servizio, illustrando i benefici per la collettività della forma di gestione prescelta con riguardo agli investimenti, alla qualità del servizio, ai costi dei servizi per gli utenti, all’impatto sulla finanza pubblica, anche in relazione ai risultati conseguiti in eventuali pregresse gestioni in house”.
E allora vien da chiedersi se, per esempio, possa ravvisarsi “una efficiente gestione” da parte dell’azienda, da individuarsi in quella “qualificata motivazione” voluta dalla legge, (tanto da giustificare il riaffidamento al Cogesa che si badi bene è una ipotesi che sarebbe l’eccezione e non la regola) quando a Sulmona c’è un servizio che si svolge 5 giorni alla settimana invece che 6 come avviene in altri comuni, anche vicini.
Bisognerebbe anche interrogarsi, sempre per fare un esempio, se ci si potrà sentire garantiti, dal Cogesa, per nuovi investimenti e per un’alta qualità del servizio (laddove oggi Sulmona appare una città perennemente sporca) o se arriveranno altri benefici anche economici come l’abbassamento delle tariffe, (alzate appena due mesi fa).
Ma soprattutto ci sarà da chiedersi, infine (sempre nel caso di affidamento in house al Cogesa), se e l’Ente sarà in grado di dimostrare gli “eccellenti risultati” raggiunti nella precedente gestione.
Appare decisamente una missione impossibile.
A tutto ciò si deve aggiungere altro.
Alla normativa vigente, che si presenta rigida (tanto da indebolire la soluzione delle società in house), ci sarebbero da sviluppare altre considerazioni.
Lo stato di crisi della azienda è uno degli aspetti fondamentali.
È stato lo stesso amministratore unico Sposetti infatti che, in maniera molto avveduta, nella relazione in calce al rendiconto finanziario (ancora da approvare), a pagina 19, ha parlato di “dubbi significativi sulla continuità aziendale della Società”.
La situazione debitoria della azienda ha provocato l’interessamento del Tribunale che ha omologato un “piano di ristrutturazione”.
Rispetto a questo programma di risanamento portato davanti ai giudici, Sposetti ha sollevato diverse criticità. Un esempio significativo è il milione e duecentomila euro della agevolazione “decontribuzione sud” sul quale il Cogesa non potrà più contare.
Altra nota dolente è rappresentata dalle somme stanziate (cinquecentomila euro circa) per le oltre cinquanta controversie di lavoro.
Tale importo non sarà sufficiente considerato che, già solo per le prime quattro cause giunte a sentenza, Cogesa viene condannata a riconoscere quasi seicentomila euro di arretrati.
Una situazione pesantissima sotto il profilo finanziario che, combinata con la rigidissima normativa che regola la materia, scoraggia qualunque ipotesi di determinazione volta ad affidare nuovamente a Cogesa la gestione del servizio.
E allora se è già lo stesso “padrone di casa” (Sposetti) a evidenziare criticità, come sarebbe possibile, per gli amministratrori di Sulmona, fare la scelta in house e riaffidare il servizio a Cogesa con il rischio di essere una pesante assunzione di responsabilità.
In tale quadro ricorsi al Tar e interventi della Corte dei Conti sarebbero dietro l’angolo.