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Area celestiniana? La supercazzola è servita

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Sono tempi, questi di campagna elettorale, in cui basta farsi fotografare in posizione quasi ascetica di fronte ad una tabella descrittiva del posto, dichiarare che il progetto di legge in Regione è stato depositato e voilà: post social pieni di entusiasmo.

Bene, bravo! Solo che a leggerle meglio, certe dichiarazioni, qualcosa manca. I soldi dove sono? E i tempi?  Magari ci sbagliamo (e se così fosse siamo pronti a tornare sui nostri passi), ma il progetto di legge regionale balzato agli onori della cronaca in questi giorni ha tutto l’aspetto di una supercazzola politica: ti dà l’illusione che qualcosa si stia muovendo, ma quando vai a guardare bene, è tutto fermo o gestito in pessimo modo. Un classico intramontabile di un certo modo di fare politica.

Comunque, la notizia vuole che l’avezzanese consigliere Massimo Verrecchia, capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione,  tra un nome e l’altro da inserire nella lista elettorale del suo partito in vista delle amministrative sulmonesi, sia stato così affascinato dall’area celestiniana, quella per capirci che comprende l’abbazia celestiniana di Santo Spirito a Morrone, il romito di sant’Onofrio al Morrone, l’area archeologica di Ercole Curino, l’ex campo di concentramento n.78 di località Fonte d’amore, gli affreschi originali del 1300  e la cella edificata sopra la grotta in cui Celestino V, si è ritirato in contemplazione da scrivere e depositare una proposta di legge che, se letta col tono giusto, sembra quasi convincente.

Peccato, però, che nel progetto di legge annunciato non si trovi traccia di alcun finanziamento da destinare al progetto per attrarre “turisti e pellegrini da tutto il mondo…incentivando programmi di cooperazione internazionale per promuovere l’area celestina”.

E dunque, sebbene siano stati fatti alcuni progressi, è evidente che c’è ancora molto da costruire per garantire una valorizzazione efficace e sostenibile dell’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone in particolare, e dell’intera area in generale. Le istituzioni, compresa la Regione, non solo dovrebbero coinvolgere attivamente la comunità ma dovrebbero assicurare una pianificazione finanziaria solida per evitare che le promesse (elettorali) rimangano tali.

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