SULMONA (ore 10:16) – I Comitati cittadini per l’ambiente e il Coordinamento No Hub del Gas hanno inviato una lettera ai 26 Comuni di Abruzzo, Umbria, Marche e Lazio per sollecitarli a presentare ricorso al Tar del Lazio contro l’autorizzazione rilasciata dal governo per la realizzazione del metanodotto Snam Sulmona–Foligno. Dopo aver ricordato che ormai mancano poco più di due settimane alla scadenza per il ricorso, i Comitati elencano le ragioni per la impugnazione del decreto governativo.
Comunicano i Comitati cittadini per l’ambiente e il Coordinamento No Hub del gas di Sulmona.
Nella lettera si evidenzia che l’autorizzazione del metanodotto – secondo il governo – è basata sul presupposto che “la capacità della rete esistente non è sufficiente a trasportare il gas aggiuntivo, per cui è necessario rafforzare la rete anche tramite il tratto Sulmona – Foligno. L’opera, pertanto, è necessaria per trasportare il gas nel Paese tramite la rete di distribuzione”. Ma tale presupposto – scrivono i Comitati – non trova riscontro nei dati reali ed ufficiali. I veri dati, tratti dai documenti Snam, dicono invece che in Abruzzo (all’altezza di Sulmona) non esiste nessuna “strozzatura” della rete metanifera perché da sud verso la pianura padana possono transitare oltre 43 miliardi di metri cubi di gas, dopo aver detratto i quantitativi consumati dalle Regioni meridionali.
Poiché, nell’ipotesi di una totale esclusione delle importazioni dalla Russia, dal nord possono continuare ad arrivare in Italia almeno 31 miliardi di metri cubi (12 dalla Norvegia, 18 dai tre rigassificatori esistenti e 1 dalla produzione nazionale) il nord può disporre complessivamente di 74 miliardi di metri cubi di gas. Ma, poiché i consumi del centro nord (incluso Lazio e Abruzzo) sono di circa 58 miliardi di metri cubi, non solo si possono coprire totalmente i consumi ma resta anche una disponibilità in eccesso di 16 miliardi di metri cubi. Ciò significa che la capacità della rete metanifera esistente è più che sufficiente per soddisfare le necessità del Paese. Pertanto, la realizzazione della Linea Adriatica (che comprende la centrale di Sulmona e il metanodotto Sulmona-Foligno) non è necessaria.
La non necessità della Linea Adriatica è peraltro ammessa dallo stesso governo che, smentendo clamorosamente se stesso, afferma che il mega gasdotto è necessario per realizzare il cosiddetto hub del gas, cioè per rivendere il gas ad altri Paesi europei. Si tratta – aggiungono i Comitati – di un progetto molto fantasioso e senza alcun rapporto con la realtà. Infatti, le previsioni indicano che entro il 2030 i consumi di gas, in Europa come in Italia, diminuiranno di una percentuale compresa tra il 30 e il 40 per cento. Inoltre, i Paesi del centro-nord Europa sono più avanti dell’Italia nello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e stanno provvedendo autonomamente a sostituire, nel breve periodo, il gas russo attraverso altre fonti di approvvigionamento. C’è da considerare, infine, che vi sono altri Paesi – come la Turchia, la Norvegia e la Spagna – che hanno sicuramente più possibilità dell’Italia di svolgere una funzione di hub del gas nella fase di transizione verso la totale decarbonizzazione dell’economia europea.
Pertanto, l’ipotesi dell’hub del gas, non soltanto è completamente estranea ai presupposti – del tutto falsi – su cui si fonda l’autorizzazione, ma comporta il rischio molto elevato di un enorme sperpero di denaro (pari a 2 miliardi e 400 milioni di euro) a carico dei cittadini, e un fortissimo impatto sui territori interessati dal metanodotto, per realizzare opere che alla fine resteranno anche inutilizzate.
I Comitati, infine, non mancano di sottolineare l’assurdità di una autorizzazione basata su una Valutazione di Impatto Ambientale risalente a 12 anni fa e che tuttavia viene considerata “eterna”, quando molti elementi, quali i consumi di metano, la crisi climatica e la situazione ambientale, sono notevolmente cambiati”.