SULMONA – Non solo i Comuni e i comitati ambientalisti ma anche il Centro studi “ECCO”, dopo aver analizzato la relazione integrativa SNAM sulla Linea Adriatica, afferma che le tesi della multinazionale del gas non convincono. “ECCO” è un think tank italiano per il clima. E’ una organizzazione indipendente, senza fini di lucro, non riceve finanziamenti da operatori di mercato e accede a risorse filantropiche e pubbliche.
Nei giorni scorsi un vero e proprio bombardamento mediatico, attuato dai maggiori giornali italiani e dalle reti televisive a canali unificati, ha diffuso la notizia, totalmente falsa, secondo cui a Sulmona vi sarebbe una sorta di “strozzatura” della rete metanifera che impedirebbe di veicolare verso nord i quantitativi di gas necessari.
I Comitati cittadini per l’Ambiente e il Coordinamento No Hub del Gas, unitamente a molte altre associazioni, hanno inviato all’ARERA un documento – basato su dati Snam e su fonti ufficiali del governo – con cui dimostrano che, anche azzerando le importazioni di gas dalla Russia, la rete italiana resta sovradimensionata rispetto al fabbisogno di metano del nostro Paese. Pertanto, non occorre realizzare né il nuovo metanodotto della Linea Adriatica né la centrale di compressione di Sulmona.
“ECCO”, nelle sue osservazioni scrive che la consultazione pubblica disposta dall’ARERA avviene “in un contesto recentemente mutato, che include da un lato la crisi dell’energia, dall’altro la straordinaria reazione alla domanda di gas a questa crisi, con consumi industriali e residenziali in calo dell’ordine del 15%. Se è indubbio che la disponibilità di gas russo si è considerevolmente ridotta a partire dalla crisi e che potrebbe ulteriormente ridursi, è anche vero che le fonti alternative arriveranno – come la stessa relazione descrive – sia a sud che a nord del tratto in oggetto della consultazione e quindi non necessariamente richiedono una modifica dei transiti sud/nord o viceversa”.
“ECCO” aggiunge che “se la rete ha retto fino ad oggi senza il potenziamento adriatico, solo in caso di previsioni di notevole prevalenza dei nuovi approvvigionamenti da sud (e quindi la mancata realizzazione dei due FRSU al nord) comprendiamo come potrebbe non reggere in uno scenario di consumi in calo a una velocità superiore alle attese, e che comunque dovrà proseguire proprio sulla base degli obiettivi ambientali fino a una decarbonizzazione pressoché completa del settore elettrico nel 2035 e di tutta l’economia nel 2050”.
Quanto alla tesi della SNAM secondo cui l’investimento tornerà comunque utile grazie all’idrogeno, ECCO sostiene che “l’argomentazione è irricevibile in assenza di uno scenario che mostri che l’idrogeno quantitativamente e qualitativamente avrà le stesse esigenze logistiche del gas fossile”. Immaginare che in futuro l’idrogeno possa essere prodotto fuori dall’Italia e trasportato attraverso enormi idrogenodotti, con costi molto elevati, è un vero e proprio azzardo, quando esistono soluzioni molto più fattibili e più economiche. Proprio alcuni giorni fa è stato presentato a Corfinio un progetto per la produzione in loco di idrogeno verde da fonti rinnovabili (solare ed eolico) a servizio dell’insediamento produttivo Etex e di altri usi. Una soluzione che potrebbe estendersi a tutte le industrie fortemente energivore, arrivando alla completa sostituzione del metano con l’idrogeno.
Questa la conclusione di ECCO: “Riteniamo tutte queste linee di argomentazioni non convincenti o comunque necessitanti di approfondimenti”. In sostanza Snam dovrebbe dimostrare che in futuro vi sarà un aumento del consumo di gas: il che non è possibile perché tutti gli analisti del settore, Snam compresa, prevedono per gli anni a venire un deciso calo dell’utilizzo del metano e delle altre fonti fossili sia in Italia che in Europa.