ABRUZZO – “E’ surreale quello che sta accadendo nel nostro Paese e nei nostri territori. Il dibattito politico ad ogni livello sembra sconnesso dalla realtà economica e sociale in cui versano le famiglie, lavoratori e imprese.
I dati svimez e istat evidenziano criticità strutturali e aumento delle diseguaglianze. Sempre più poveri, sempre più precari, sempre più anziani in difficoltà, sempre più giovani che cercano fortuna fuori dalla nostra provincia e come se non bastasse da gennaio una valanga di rincari su beni e servizi di prima necessità che colpisce famiglie e imprese.
A preoccupare non è soltanto l’andamento della pandemia, ma quello che accade ogni giorno sul fronte della produzione industriale, dei servizi, del lavoro e dei diritti di cittadinanza.
Nonostante la crisi tangibile e il grido di allarme che giunge da famiglie, lavoratori, pensionati e imprese, la politica sembra vivere in una propria dimensione non accorgendosi a volte, che tutti noi ci stiamo giocando il futuro della nostra terra.
E’ in atto un arretramento costante con tante nuvole che si addensano all’orizzonte.
Nella Provincia di Chieti non sarà ininfluente quello che accadrà sul fronte dell’automotive, sulle scelte strategiche di innovazione, transizione ecologica e sui relativi investimenti.
Così come non è ininfluente quello che avverrà sulla riorganizzazione del sistema sanitario, della giustizia, della scuola, delle scelte infrastrutturali, difesa del territorio e delle aree interne.
Già le avvisaglie di un rallentamento e di una crisi del lavoro sono visibili, i primi a pagare sono sempre i più deboli, i dati sui somministrati confermano una perdita occupazionale nel solo 2021 di oltre 1.500 unità in questa Provincia, con un ricorso sempre maggiore all’utilizzo degli ammortizzatori. Il 2022 si è aperto con ulteriori processi di riorganizzazione e annunci di riduzione o di possibile stop della produzione in alcune realtà.
Nel bel mezzo di una fase così fragile e in assenza di programmazione e certezze sulla permanenza o meno di importanti assi produttivi, l’impennata del costo dell’energia e di altri beni, potrebbero definitivamente accelerare processi di riorganizzazione produttiva con inevitabili conseguenze negative sull’occupazione.
Gli aumenti dell’energia già in atto comporteranno enormi sacrifici aggiuntivi per le famiglie pari a circa 1.200,00 euro annui con una inflazione che a dicembre si attestava sul 4,2% come riportato dalla Banca D’Italia con conseguenze anche sul credito a famiglie e imprese.
Le stesse aziende sono già in forte difficoltà e rischiano seriamente di fermarsi. Lo tsunami del caro bollette si abbatte sul già fragile sistema produttivo fatto di piccole e medie imprese ma anche di imprese multinazionali che, in presenza di condizioni e costi minori sia sull’energia sia su altre materie prime, potrebbero ridisegnare le loro strategie di investimento e delocalizzare le proprie attività.
E’ per questa ragione che come CGIL di Chieti, siamo fortemente preoccupati sul pressoché silenzio operativo del mondo politico.
Occorre oggi più di ieri, procedere con urgenza ad un piano strategico di sviluppo che contempli nell’immediato un intervento a sostegno di imprese e famiglie che vada oltre i 4 miliardi del tutto insufficienti, aggiungendo risorse locali e programmando da subito una discussione nelle assise istituzionali sul come intervenire in futuro. Piano energetico, programmazione strategica territoriale, utilizzo delle risorse comunitarie, PNRR, utilizzo dei PON ecc., dovrebbero servire a rendere anche il nostro territorio più competitivo e più sostenibile.
Tutti devono tornare a guardare i problemi veri delle famiglie, del lavoro, dei cittadini, guardando di più all’interesse collettivo del territorio e meno a quello individuale”.
Il Segretario Generale della CDLT Chieti
Francesco Spina