GOMA – Le verità non dette e non raccontate. Da Goma citta’ martoriata del Congo, dove sta effettuando la sua 61^ missione umanitaria,la drammatica testimonianza di Francesco Barone.
La situazione è quella di trovarmi nella terrificante presenza di un potenziale disumano,distruttivo che cresce di giorno in giorno.Mentre persistono le violenze nei confronti di vittime civili e innocenti,cresce la disperazione,la sofferenza,l’abbandono.”
Sono le parole di Francesco Barone che ci arrivano da Goma,dove sta compiendo la sua 61^ missione umanitaria,citta’ di oltre 700 mila abitanti nella Repubblica Democratica del Congo,dove si trova ora il professore originario di Bussi sul Tirino e Docente all’Universita’ dell’Aquila presso il Dipartimento di Scienze Umane.
“Molte donne sono state violentate e a diverse di loro sono stati tagliati i capezzoli,prosegue Barone, per impedirgli di allattare i loro figli. La violenza come arma di guerra,sottolinea poi drammaticamente e,inoltre tanti bambini rischiano di morire di fame”.
Continua quindi,senza sosta,il conflitto che dura ormai da anni nel Nord- Kivu nella Repubblica Democratica del Congo.La città di Goma, è circondata da numerosi campi profughi che accolgono i rifugiati provenienti da diverse località della regione situata nella parte orientale del Paese africano. Una zona tristemente nota per il tragico episodio che,qualche anno fa, fu teatro della barbara uccisione, in un agguato, dell’ambasciatore Luca Attanasio,del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo,e che ora rischia di finire sotto il controllo del gruppo ribelle M23 e di altre milizie che hanno come scopo principale l’accaparramento di risorse quali il coltan, il cobalto,l’oro e i diamanti.
” La situazione è davvero drammatica, aggiunge Barone, al momento non è neanche possibile fare una stima precisa del numero di sfollati ,ma sicuramente è non inferiore alle 500mila persone.
E prosegue,si tratta di esseri umani costretti ad abbandonare le loro abitazioni.Tante ,ribadisco,sono state brutalmente violentate e molti bambini rischiano di morire di fame oppure a causa di malattie trascurate ma facilmente curabili Per ragioni di sicurezza ,conclude il portavoce del Premio Nobel per la Pace 2018,il ginecologo congolese Denis Mukwege, siamo stati scortati per poter consegnare vestiario,alimenti e medicinali, scopo concreto e tangibile di questa mia 61^ missione umanitaria in questa parte del mondo così martoriata e lasciata a sé stessa.” Al punto in cui si è arrivati,
Soltanto una concreta,decisa ” offensiva” per la pace potrà porre fine a questa tragedia che altrimenti, rischia di diventare una catastrofe di proporzioni immani.