SULMONA – “Quasi un centinaio di tombe risalenti ad alcuni secoli avanti Cristo sono state rinvenute nel corso dei lavori di archeologia preventiva nel sito di Case Pente di Sulmona, dove dovrebbe sorgere la centrale di compressione della Snam“, scrivono i Comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona.
“Oltre ai resti umani degli antichi Peligni, nelle tombe sono stati trovati molti oggetti quali vasi, ornamenti e lance. Dai lavori di scavo, insieme alla necropoli, sono emerse anche mura e recinti che testimoniano come il territorio che si estende vicino al cimitero di Sulmona fosse abitato fin dall’antichità. E’ proprio da qui che, risalendo lungo l’antica strada che attraversa il vallone Grascito, si giunge nell’area del Comune di Cansano dove sono stati rinvenuti i resti di Ocriticum, il santuario monumentale dedicato a Giove, scoperti durante i lavori della Snam per la realizzazione del metanodotto Campochiaro – Sulmona.
Se il progetto della Snam sarà portato a compimento scomparirà per sempre sotto una grande colata di cemento la memoria di un importante pezzo della nostra identità e della nostra storia. Una storia che vide i popoli italici coalizzarsi contro Roma nella guerra sociale dal 91 all’88 a.C., al fine di ottenere gli stessi diritti che spettavano ai cittadini romani. In quella coalizione proprio i Peligni ebbero un ruolo di primo piano, tanto che l’antica Corfinium fu scelta come capitale della Lega Italica.
L’area di Case Pente è da lungo tempo conosciuta per la sua importanza archeologica. Nel 2008 la Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo diede parere negativo al progetto di Toto, che proprio a Case Pente voleva costruire il suo cementificio con annessa mega cava; e nel parere la Soprintendenza scriveva che quello esistente è “un complesso archeologico tra i più importanti e inediti dell’area peligna, che cela i resti di un insediamento vasto e articolato, con tracce della viabilità, dell’abitato, della necropoli. La tutela di tale contesto storico impone la non alterabilità dello stato di fatto”.
Gli stessi esperti incaricati dalla Snam, prima ancora degli scavi nel sito della centrale, hanno scritto in un documento che gli elementi da loro raccolti “non lasciano dubbi sull’esistenza in loco di un insediamento diffuso e articolato nello spazio e nel tempo, a larghe maglie, di epoca italica e romana, compreso tra due importati assi viari che dalla conca peligna si dirigevano e si dirigono a Est”. Sempre gli esperti Snam hanno scritto che “tutta l’area circostante il sito è nota per aver restituito in passato notevoli testimonianze archeologiche, tra cui si segnala una serie di iscrizioni di età romana, rinvenute presso il vicino cimitero di Sulmona e in contrada Case Pente”.
Già nel 1887 lo studioso Antonio De Nino scoprì nell’area importanti reperti archeologici. Qui venne rinvenuta l’iscrizione in pietra detta “dei callitani”, ora conservata al Museo Archeologico di Sulmona, che attesta la percorrenza tratturale del sito fin dal I secolo a.C.; sempre qui fu trovato il sarcofago di epoca romana contenente le spoglie di Numisina e, a poca distanza da Case Pente, c’è la chiesetta rupestre altomedievale di Sant’Angelo in Vetulis.
Le necropoli, come per noi oggi i cimiteri, erano luoghi sacri per i nostri avi. Non è ammissibile che un’area che rappresenta la storia e l’identità dell’antico popolo dei Peligni, quindi la nostra storia, venga cancellata per sempre dall’ “ecomostro” della Snam che, per di più, è anche inutile.
Chiediamo alla politica, ai parlamentari, ai consiglieri regionali, al Sindaco di Sulmona e a ai Sindaci della Valle Peligna di far sentire la loro voce per impedire questo oltraggio irreparabile al nostro territorio. Auspichiamo che i nostri rappresentanti istituzionali, a tutti i livelli, chiedano al Ministero della Cultura e alla Soprintendenza Archeologica che venga apposto il vincolo archeologico nell’area di Case Pente e che, nelle more del provvedimento, non venga consentita nessuna alterazione del sito da parte della Snam”, concludono i Comitati.