SULMONA – Diverse le reazioni in seguito all’Aggiornamento del Piano per il Parco Nazionale della Maiella, tra queste alcuni sindaci come quello di Bolognano che ne ha chiesto la riperimetrazione ovvero “un arretramento rispetto ai centri abitati della zona per poter meglio gestire e tutelare fauna e flora, ma anche per interventi di manutenzione edilizia e delle strade”, o quello di Roccaccasale che chiede di “declassare da zona A a B, la strada/sentiero R2 in quanto nel nuovo Piano risultano alcuni tratti di strada/sentiero R2 all’interno dell’area classificata come zona A”.
Tra le associazioni anche quella degli “Amici del Tartufo d’Abruzzo”, in persona del suo presidente Gaetano Pignatelli, ha mosso parecchie osservazioni sul’Aggiornamento del Piano – comunicandole in una missiva oltre che al Parco, a Regione, Provincia e tutti i Comuni interessati – dato che “molti dei Tartufai –integrano il proprio reddito con la raccolta e la vendita del tubero nel pieno rispetto della normativa vigente – scrive il presidente Pigantelli -, munendosi di tesserino dietro corrispettivo (rinnovandolo annualmente), e altresì di autorizzazione per la raccolta del tartufo”; ma dall’Aggiornamento “si deduce la volontà dell’Ente Parco di estendere dal 48% al 52% la Zona A, riducendo la Zona B. Tale espansione limita e danneggia in maniera esponenziale i soggetti titolari di regolari permessi”.
Secondo Pignatelli pertanto tale modifica “contrasta con il dettato dell’art. 11, comma 5 della L. 394/1991, che prevede che sono fatti salvi i diritti reali e gli usi civici delle collettività locali. Quindi, l’aggiornamento con la restrizione delle zone in cui si può accedere ed esercitare le suddette attività lede i diritti delle collettività locali ed altresì i diritti dei titolari di tesserino: insomma, la lesione di diritti soggettivi. I vincoli posti dall’Ente Parco” sempre secondo Pignatelli danneggerebbero “il tartufaio, l’economia ed il PIL regionale per chi vive la montagna per lavoro. Basti pensare che in ambito familiare c’è ancora il singolo tartufaio più anziano, nonno o padre, che insegna accorgimenti, luoghi, modi della cerca e cavatura affinché le nuove generazioni possano sentirsi progressivamente parte integrante della comunità”.
Anche Pignatelli si rifà all’esempio di altri sindaci, come quello del Comune di Cansano che “con delibera di qualche anno fa dinanzi ai divieti imposti ha espressamente fatto salvi gli usi civici e la raccolta dei prodotti del sottobosco da parte dei cittadini in possesso di tesserino e relativa autorizzazione, recentemente si è aggiunto anche il Comune di Capo di Giove con le limitazioni disposte dal Parco Nazionale Abruzzo, Molise e Lazio con misure di conservazione del SIC IT 7110205 ai fini della disignazione dello stesso a Zona Speciale di Conservazione (ZSC), ai sensi della direttiva 92/43/CEE”.
Oltre all’invito alla valutazione di queste osservazioni il presidente Pignatelli ha proposto una tavola rotonda sul tema con enti e associazioni.