SULMONA – Dall’ultimo Report di Aldo Ronci – studioso sulmonese di economia – firmato lo scorso 28 dicembre, emerge in sintesi che l’Abruzzo ha una drastica urgenza di cambiare passo a livello economico e più di quanto si pensasse poiché:
“il sistema produttivo abruzzese si trova in una situazione di oggettiva difficoltà, in quanto il valore aggiunto prodotto negli ultimi 20 anni subisce una flessione del 9,6% valore di gran lunga peggiore di quello italiano che è stato del 2,8%.
La flessione abruzzese:
- è pari al triplo di quella italiana;
- attribuisce all’Abruzzo uno spread negativo di ben 6,8 punti percentuali che tende a crescere;
- posiziona l’Abruzzo al 13° posto nella graduatoria delle regioni italiane.
L’Abruzzo negli ultimi 20 anni decresce considerevolmente e più velocemente dei valori medi italiani.
Lo spread tra le variazioni del V. A. dell’Abruzzo rispetto ai valori medi nazionali è peggiore in tutti i settori economici con un picco nelle settore delle costruzioni nonostante che nel post terremoto l’Abruzzo ha visto la presenza del grosso cantiere per la ricostruzione:
- Agricoltura -5,7 punti percentuali
- Industria -4,9 punti percentuali
- Costruzioni -21,4 punti percentuali
- Servizi -4,8 punti percentuali
LA TENDENZA ALLA CRESCITA DELLO SPREAD È CONFERMATA DAI DATI SOCIO-ECONOMICI DEI PRIMI NOVE MESI DEL 2021.
La popolazione abruzzese [1] è diminuita di 5.804 abitanti e in valori percentuali la flessione dello 0,39% è stata pari al 40% in più della decrescita italiana che ha registrato un decremento dello 0,28%.
Le imprese [2] registrano un incremento dello 0,96% inferiore all’ 1,64% italiano. La crescita non è soddisfacente in quanto la crescita è stata quasi la metà di quella italiana.
Le imprese artigiane flettono dello 0,51%, in controtendenza con il dato italiano che ha registrato un incremento dello 0,67%. Il risultato è deludente e posiziona l’Abruzzo al terzultimo posto della graduatoria nazionale. Pertanto:
L’ABRUZZO SE VUOLE MARCIARE, ALMENO CON GLI STESSI RITMI DEI VALORI MEDI ITALIANI, DEVE CAMBIARE PASSO.
I numerosi provvedimenti e le notevoli risorse messe in campo finora dalla Regione Abruzzo non hanno dato i risultati sperati.
Per poter avviare un processo di crescita apprezzabile bisogna focalizzare l’attenzione e le energie su due priorità fondamentali:
- le peculiarità dei territori che compongono la regione;
- l’esigenza primaria del sistema produttivo regionale.
Allo stato si ha l’opportunità da parte della Regione di adottare lo strumento dell’Agenda Urbana che, meglio di qualsiasi altro, potrebbe avviare uno percorso di sviluppo armonico ed equilibrato di tutto il territorio Abruzzese.
Le Aree urbane funzionali (FUA) per uno sviluppo equilibrato ed armonico dell’intero territorio regionale abruzzese
La realizzazione dell’Agenda Urbana Abruzzese, secondo uno studio coordinato dal Prof. Roberto Mascarucci del Dipartimento di Architettura dell’Università “G. D’Annunzio”, prevede la suddivisione del territorio regionale in 7 Aree Urbane Funzionali che fanno riferimento alle Città Medie di Pescara-Chieti, Teramo, L’Aquila, Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto.
Per conseguire l’obiettivo dell’innovazione delle imprese abruzzesi, che hanno bisogno di aiuto per superare i limiti all’interno dei quali sono storicamente costrette, si può istituire un Centro Regionale per l’Innovazione che abbia il compito di:
- proporre nuovi prodotti e processi produttivi
- fornire gli strumenti conoscitivi necessari
- favorire la comunicazione tra imprese
- introdurre la condivisione della conoscenza,
- assicurare sostegno nella definizione di obiettivi realistici e strategie praticabili”.
Leggi Report Completo: L’ECONOMIA ABRUZZESE negli ultimi 20 anni (1)