“Il 12 Giugno 2021 alle ore 18:30 il sipario del Teatro Maria Caniglia di Sulmona tornerà ad aprirsi finalmente con il pubblico in presenza. Un anteprima nazionale di grande prestigio firmata dal Maestro Gabriele Lavia che insieme a Federica Di Martino ed Enrico Torzillo porteranno in scena l’opera di Jean Teulé dal titolo “Le leggi della gravità”. Finalmente.
Sognavamo una grande riapertura per il nostro Teatro, l’abbiamo sognata fin dal primo momento, l’abbiamo attesa, per mille volte reinventata e finalmente conquistata e adesso non vediamo l’ora di accogliervi in sala per tornare a vivere insieme quei momenti così unici e cari a noi tutti.
Penso all’attesa in platea, in cui si è consapevoli di essere ad un passo dalla felicità. Un rituale scandito da momenti precisi, le luci accese in sala che inondano i nostri occhi della meraviglia di un luogo così speciale, la sala che torna finalmente pian piano a riempirsi, gli amici ritrovati con cui scambiare sensazioni e riflessioni al termine dello spettacolo, gli sguardi complici ed i commenti d’obbligo, il brusio di fondo che precede il silenzio che cala quando le luci si spengono fino a perdersi nel buio della sala mentre in scena viene rappresentata la vita.
Fin dai tempi di Pericle il teatro era considerato l’essenza stessa della democrazia, un’arte pura e onesta che vive e si alimenta della sua irripetibilità, tutto è unico e si svolge nel “qui e ora” da sempre. Nessun filtro viene usato a servizio della rappresentazione scenica, solo arte nuda ed emozione. La compresenza necessaria fra attori e spettatori, l’unicità dell’evento, la sua grande capacità evocativa e l’intensità emotiva delle sue rappresentazioni hanno da sempre contribuito alla formazione di una grande coscienza collettiva, basata sull’esercizio del pensiero critico e sulla condivisione del vissuto, perché è questo quello che fa il Teatro, ti insegna a non avere paura della vita e da agli uomini degli strumenti per riconoscersi.
La nostra società che sta muovendo i suoi primi passi, incerti perlopiù, dopo un evento così paralizzante, straniante è di certo una società nuova, con nuove consapevolezze. Chiaro è che nessuno di noi era preparato ad affrontare una situazione simile. Tutto il settore dell’arte, della cultura con particolare riferimento a quello dello spettacolo dal vivo è stato fortemente destabilizzato. Sono emerse con chiarezza le sue contraddizioni, le sue fragilità, che hanno radici profonde, ed il suo bisogno di essere riconosciuto come cuore pulsante dell’identità della nostra nazione e del nostro essere. Ci vorrà del tempo per recuperare quanto perso fin ora, per questa motivazione bisogna agire con forza e tempestività. L’arte è il nutrimento dell’anima, arricchisce lo spirito, lo eleva e lo alleggerisce.
Il futuro che abbiamo davanti è una chiamata alla responsabilità collettiva, ognuno di noi deve fare la propria parte. Gli operatori culturali, gli attori, i tecnici e tutte le maestranze dello spettacolo saranno chiamati a fronteggiare sfide sempre nuove, penso alla costante precarietà del loro, del nostro lavoro, alle incombenze derivanti dall’attuazione di protocolli sanitari, disposizioni, normative in continuo cambiamento, penso alla precarietà economica con la quale bisogna quotidianamente fare i conti, nella progettazione e nella programmazione, attività già complesse per loro natura e rese logoranti in questo momento.
La politica dovrà fare la sua parte, sostenendo con forza questo sistema produttivo indispensabile per la nostra società. Le famiglie, nell’affrontare le responsabilità dell’educazione dei propri figli, dovranno prendere atto che spesso li accompagnano fino all’età adulta senza mai aver fatto loro oltrepassare l’ingresso del nostro meraviglioso Teatro, del loro Teatro. Dalla scuola e dalla collettività tutta ci aspettiamo che risponda in maniera entusiastica, quando stimolata in mille modi, verso questa forma di cultura e di arte per accorgersi che è molto più vicina al nostro quotidiano di quanto si immagini.
Il mio non vuole essere “solo” un invito a Teatro, è un esortazione a ritrovare un senso di comunità e di orgoglio come Città, come Città d’Arte, di cui abbiamo necessariamente bisogno per far fronte alle sfide del nostro presente. Partecipare, oggi, vuol dire dare il proprio contributo alla costruzione di un futuro possibile.
Torneremo finalmente ad incontrarci e sarà bellissimo.
Vi aspetto in Teatro”.
Patrizio Maria D’Artista